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Si presenta l'associazione 'La Conchiglia': protezione e ascolto come parole d'ordine

Tre giorni di incontri e laboratori per conoscere meglio il sodalizio nato per assistere i pazienti oncologici ed i loro familiari

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Una conchiglia perché fa pensare alla protezione e all’ascolto”. Così, in maniera semplice ed efficace, Mariella Alessandrini, che della Onlus è presidente, presenta l’associazione che, nata a Vasto per assistere i pazienti oncologici e i loro familiari, ha scelto questo nome: “E’ così – dice – una conchiglia dal guscio protettivo che possa alleviare i disagi che il paziente oncologico si trova all’improvviso a vivere sulla sua pelle e quelli dei familiari che accompagnano, anche nella sofferenza, il duro percorso dei loro cari”.

Per tre giorni, fino a domenica 7 ottobre, La Conchiglia ha incontrato i cittadini nella Sala Michelangelo di Palazzo d’Avalos, raccogliendo adesioni e l’incoraggiamento convinto dei cittadini, anche di coloro che la malattia non l’hanno incontrata. “Vogliamo – dice Alessandrini – che il paziente non si senta mai solo, che venga sorretto al meglio nella lotta alla malattia, a quello che chiamo “il fetente”. Ecco allora i laboratori di arte e di musica, curati da Roberta Mininni e Luca Raimondi, la consulenza legale di Chiara Mastrovincenzo, per fronteggiare i nodi della burocrazia e il supporto delle psicologhe Maria D’Eugenio e Paola Massone, oltre al dinamismo di Stefano Antenucci, del direttivo della Onlus. Un ruolo fondamentale, naturalmente, ce l’ha il reparto oncologico del San Pio di Vasto, diretto dal dottor Nicola D’Ostilio, che si avvale delle colleghe Maria Mancini, Annalisa Gentile e Simona Gildetti, con le infermiere Virginia Lacanale, vice presidente della Onlus, Carmelina Pannunzio, Cinzia Stinziani e Lucia Coco. E’ proprio il dottor D’Ostilio a spiegare quanto il cancro incida nel sociale e nel vissuto di Vasto: “Sono 30, 40 – dice –i pazienti che, ogni giorno. frequentano il nostro Day Hospital, mentre sono 250 le cartelle cliniche di altrettante persone. Significa che, nel corso dei primi nove mesi di quest’anno, sono stati 250 i pazienti passati dal reparto per la chemioterapia e i trattamenti biologici e integrati. Numeri importanti – aggiunge il medico che si traducono in un migliaio di prestazioni l’anno. I locali a disposizione? Ancora insufficienti, anche se qualcosa si muove: il neo direttore, Francesca Tana, si sta adoperando per questo. Nel breve – conclude – dovremmo disporre di altre due o tre stanze”.

Durante la prima delle tre giornate di presentazione, la Conchiglia ha proposto un incontro dai risvolti pure toccanti: alcune pazienti, vincendo l’emozione, hanno parlato di sé e così pure si sono soffermati sul loro rapporto con il cancro il vice sindaco, Giuseppe Forte e l’assessore ai servizi sociali, Lina Marchesani: “Sono la testimonianza vivente che battere il tumore si può – ha detto quest’ultima - avendone sofferto i primi anni ’80. E non finirò per questo mai di ringraziare il compianto dottor Leone De Liberato, che me lo diagnosticò in tempo”. Francesco Menna, primo destinatario della tessera d’adesione al sodalizio, ha promesso il suo impegno nel rendere meno amaro l’approccio del malato con la burocrazia, ricordando pure le agevolazioni previste dalla legge 104. “Grazie all’amministrazione comunale – conclude il presidente Alessandrini – perché ci ha messo a disposizione alcuni locali di Casa Rossetti: è lì che ci ritroveremo il lunedì e il giovedì dalle 16 alle 19 per organizzarci sul territorio con iniziative di prevenzione e informazione”. Sarà anche il luogo dove proseguire le esperienze di arte e musica: quadri e composizioni artistiche esposti al d’Avalos hanno messo in luce il talento e la creatività di molti pazienti. “Sono tutti fortissimi – conclude Mariella Alessandrini – i lavori li hanno fatti durante le sedute di chemio. Non cercano compassione, ma chiedono alla comunità di guardare alla malattia con occhi diversi: ancor oggi, infatti, molti pensano che il cancro sia qualcosa di contagioso, da tenere a debita distanza”. Energia, autostima e sorrisi, dunque, per venirne fuori. E pure un’idea che bizzarra non è: curare la bellezza delle donne in chemio, mantenerne integre femminilità ed estetica. Si chiama fashion oncology e ad occuparsene c'è Annalisa Gentile.

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