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“Beata sei tu Vergine Maria, perché hai creduto…”

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Gioisci! Questa è la gioia che trova il culmine nel Vangelo proposto oggi da questa celebrazione. Si gioisce per una presenza, per Uno che ci viene donato.Èil Re d'Israele che viene “in mezzo a noi” come Salvatore potente. Elisabetta lo riconosce già nel bambino presente nel grembo di sua cugina Maria; il bambino, Giovanni Battista, lo riconosce, in un sussulto gioioso, come Colui che verrà a salvarci. L'angelo se n'è andato, si è allontanato. No, non è un'annotazione cronologica, non è una inutile descrizione o un particolare insignificante quello che ci consegna Luca. L'angelo è partito, fine delle apparizioni, fine del sostegno angelico, fine dello straordinario. Come si sarà svegliata, Maria, il giorno dopo l'annuncio? Cosa avrà detto? Cosa avrà pensato? Cos'era successo il giorno prima? Un'allucinazione? Una follia? O tutto è reale? Maria si sfiora il ventre con delicatezza. Troppe le cose che impetuosamente le attraversano la mente. E Giuseppe? Col passare dei giorni tutto si semplifica, Giuseppe viene, in gran segreto e le parla di sogni, di decisioni, di salvezza. Non può essere casuale. Allora decidono di fare l'unica cosa sensata: vogliono capire se e quanto è vero ciò che sta accadendo. Partono in fretta verso una città di Giuda, il cuore è in agitazione. E se Elisabetta non aspettasse nessun bimbo? Eccoli, ora, nel cortile di casa: Giuseppe scarica il somarello mentre la vecchia cugina esce dalla porta di casa, asciugandosi le mani nel grembiule. “Maria salutò Elisabetta e appena Elisabetta ebbe udito il suo saluto il bambino sussultò nel grembo”.Le due donne si guardano, in silenzio.

È Elisabetta, ora, a parlare, colma di Spirito Santo: “Benedetta tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!". Ma come hai fatto a credere così tanto, piccola Maria!

L'esito è la gioia. Si gioisce per una persona che è viva, presente. La gioia vera della vita coincide con un bimbo che nasce, con un amico che s’incontra, con un amore che sboccia. La gioia è l'altro che abbiamo attorno. Qui, l'altro coincide con l'Altro, con Colui che è il tutto della vita, il Valore più grande e il senso e fine di ogni cosa.

La gioia non sta nell'avere delle cose, ma in un rapporto vero, capace di riconoscere l'altro, la sua dignità, la sua personalità.

Ci sono tante piccole e normali esperienze umane che documentano la verità di questo fatto nei rapporti familiari, di amicizia, nei rapporti sentimentali. Ma tutto viene esaltato totalmente, quando l'altro è riconosciuto come immagine di Dio e quindi la sua accoglienza coincide con l'accoglienza di Dio stesso, divenuto visibile e vicino come un amico.

La fede di Maria ed Elisabetta, deve essere di esempio per noi e darci il coraggio di affrontare ogni giorno la fatica del viaggio e del confronto con il prossimo, perché proprio attraverso le relazioni possiamo sentire la presenza di Gesù che continua a vivere in ciascuno di noi. Domandiamo di vivere in questo modo la nostra vita sempre orientati a Cristo. 

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