Si conclude oggi un’indagine di polizia giudiziaria denominata “Pinocchio” – dall’appellativo attribuito dagli acquirenti di droga ad uno dei “protagonisti” dello spaccio - condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Campobasso e supportata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, durata oltre sei mesi (da dicembre 2018 a giugno 2019) e che ha visto indagate, a vario titolo, per reati in materia di stupefacenti 19 soggetti:
I numeri dell’attività: Cinque le misure cautelari eseguite, di cui tre di custodia cautelare in carcere e due di divieto di dimora in Molise:
- A. M., detto “Pinocchio”, di anni 43, custodia cautelare in carcere;
- M.M., detta “Giusy”, di anni 38, custodia cautelare in carcere;
- C.F., di anni 38, custodia cautelare in carcere;
- B.P., di anni 21, divieto di dimora in Molise;
- I.S., di anni 22, divieto di dimora in Molise.
Ben 69 sono state le perquisizioni personali e domiciliari disposte dalla Procura della Repubblica di
Campobasso a carico di tutti gli indagati e di numerosi di assuntori di sostanze stupefacenti.
Oltre ai destinatari di provvedimenti di misura cautelare, gli altri indagati sottoposti a perquisizione sono:
1. A. D., di Campobasso, di anni 20, già in Carcere nel capoluogo molisano per reati contro il
patrimonio;
2. M. M. L., di San Severo (FG), di anni 33;
3. D. M. M, di Campobasso, di anni 53;
4. P.M.G., di Campobasso, di anni 42, già agli arresti domiciliari per stupefacenti;
5. C.V., di Campobasso, di anni 21;
6. G.L., di San Severo, di anni 35;
7. G. A., di Frosolone (IS), di anni 34;
8. B.N., di Campobasso, di anni 20, già in Carcere ad Agrigento per reati contro il patrimonio;
9. T.C., di Campobasso, di anni 29;
10. D.M.F., di Campobasso, di anni 28;
11. Z.G., di Frosolone (IS), di anni 33;
12. L.C., di Campobasso, di anni 38;
13. P.D., di Bojano (CB), di anni 31.
Nel corso dell’indagine sono stati identificati circa 250 consumatori di stupefacenti, documentando circa 1.700 cessioni di sostanza; circa 3.000 le dosi di stupefacente sequestrate del tipo cocaina, crack, eroina, marijuana e metadone e circa 7.000 le cessioni rilevate sia con attività investigativa tradizionale
che con attività tecnica di intercettazione.
Nel corso delle indagini sono stati operati due arresti in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e due arresti in esecuzione di misure cautelari per reati contro il patrimonio commessi con la finalità di procacciarsi il denaro per l’acquisto di stupefacente.
Sequestrati, inoltre, circa 10.000,00 euro in contanti più svariate carte di credito e postepay ricaricabili utilizzate per il pagamento della droga.
Le fasi finali dell’esecuzione delle misure e delle perquisizioni hanno interessato le Province di Campobasso, Foggia, Isernia, Caserta, Chieti, Roma e Bologna, coinvolgendo oltre alle Squadre Mobili di quei capoluoghi di Provincia, anche personale delle Squadre Mobili di Napoli, Salerno, Benevento, Bari, Avellino, Frosinone, Latina, Bologna e Potenza nonché il personale dei Reparti Prevenzione Crimine di Napoli e Roma, del Commissariato di P.S. di Civitavecchia, impegnando nella sola Provincia di Campobasso 146 agenti, 3 squadre cinofile della Questura di Pescara con il supporto di un elicottero della Polizia di Stato del Reparto volo di Bari.
Per la prima volta nella Città e Provincia di Campobasso sono stati sottoposti a perquisizione personale e domiciliare 49 assidui assuntori di stupefacente, soggetti che pur non sottoposti ad indagine, intrattenevano rapporti con gli indagati per l’acquisto della droga. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro 0,43 gr di eroina, 2,20 gr di hashish, 0,41 gr di marijuana, un bilancino di precisione e per due delle persone sottoposte a perquisizione è scattata la denuncia all’Autorità Amministrativa per detenzione di sostanze stupefacenti, ai sensi dell’art. 75 del D.P.R. 309/90. L’attività di indagine ha tratto origine da diverse segnalazioni di cittadini residenti a Campobasso, nel Quartiere “Venezia”, esasperati per la presenza, specie in via Quircio e via Iezza, di numerosi soggetti che si recavano di notte e di giorno nell’appartamento di via Quircio al civico 9, base operativa dello smercio di droga, inizialmente gestita dalla coppia A.M. e M.M., entrambi colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “PINOCCHIO”. Un quartiere battezzato – a seguito dei numerosi servizi di appostamento operati dalla Polizia – come la nuova “Scampia” campobassana, con “vedette” pronte a segnalare ai protagonisti dello spaccio, ogni accesso nella strada di personale in divisa.
In particolare A.M., con a carico numerosi precedenti penali e di polizia, era molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece, i contatti social nonché telefonini di ridottissime dimensioni (in quanto, a detta dell’indagato, in caso di cattura, occultabili facilmente nelle cavità anali e utilizzabili in carcere poter comunicare con l’esterno) e distorsore di voce per non farsi riconoscere. Dall’indagine è emerso, inoltre, che l’uomo non aveva alcuna remora nel consegnare al proprio figlio ed ai nipoti lo stupefacente da spacciare o destinato all’uso personale.
La coppia A.M. e M.M, coadiuvata dalla “famiglia”, si approvvigionava nelle Province di Napoli, Foggia e Caserta di stupefacente destinato allo spaccio, in quantità non elevate, ma con ciclicità tale da poter rifornire costantemente il “market” della droga in via Quircio n. 9, un vero e proprio bazar dove si pesava, confezionava, si consumava, si faceva credito, si otteneva merce rubata da alcuni sodali del gruppo e dove i fornitori si avvicendavano esponendo e contrattando la merce, per qualità e prezzo, differenziandola da quella presente sul mercato per “fidelizzare” la clientela.
I due compagni, inoltre, ad un certo punto si sono separati, dando vita ognuno alla propria “piazza di spaccio”. La donna inizialmente ha continuato a mantenere attivo il market di via Quircio 9, poi, incalzata dai controlli della Polizia, ha deciso di attivare uno spaccio itinerante a Campobasso (via Monforte, via
Marche, via Roma, via De Gasperi, centro storico nei pressi della Chiesa San Leonardo, Piazza Cuoco, Corso via Pietrunto, Corso Vittorio Emanuele, via Ugo Petrella – davanti al SerD, Villetta Flora, via D’Amato). Altrettanto ha fatto l’uomo, associandosi dapprima ad un altro degli indagati per svolgere attività di spaccio in un paese limitrofo a Campobasso e poi “espandendosi” anche nel Capoluogo, in particolare nelle zone di via Montegrappa e via San Giovanni.
Nel corso dei mesi, poi, era frequente trovare basi logistiche dello spaccio in alberghi e B & B, sempre per tentare di eludere le investigazioni della Polizia. Cosa che non è sempre riuscita, poiché, come documentato nella cronaca dei mesi scorsi, gli interventi della Polizia di Stato non sono mancati come pure gli arresti in flagranza di reato.
A.M., peraltro, non disdegnava di portare con sé più volte al Parco Verde di Caivano, anche in orario serale e notturno, il figlio di due anni per rifornirsi di stupefacente e cercare di utilizzare il bambino come “scudo”
per eventuali controlli della Polizia. Proprio su segnalazione della Polizia, la Procura per i Minorenni di
Campobasso ha richiesto e ottenuto dal Tribunale per i Minorenni di Campobasso l’urgente collocamento
del bambino in una struttura protetta.
Il gruppo criminale smantellato con l’operazione “PINOCCHIO” era ben strutturato ed ognuno dei
componenti aveva un preciso ruolo: alla coppia A.M. e M.M., a fasi alterne, si affiancava una serie di
soggetti tutti ben inseriti nel mondo dello spaccio di stupefacenti. Alcuni di loro si procacciavano i soldi per
l’acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano
per i viaggi verso le città di rifornimento della droga. In un paio di casi, taluni esponenti del gruppo, non
disdegnavano di “rubare” al compagno in “affari” lo stupefacente, sia per farne uso personale che per
piazzarlo sul mercato in modo autonomo. Taluni, con la complicità di commercianti locali, si facevano
monetizzare per l’acquisto della droga, i soldi della card del reddito si cittadinanza, truffando il fisco.
Gli indagati C.F. e B.P. sono risultati essere i fornitori di droga della “piazza” di Campobasso,
rispettivamente dalla Provincia di Foggia e da quella di Napoli, mentre, la ventiduenne campobassana I.S.,
fiancheggiatrice sia di B.P. che di altri referenti attivi anche a Bojano, aveva un suo specifico settore di
alienazione di stupefacenti.
Nella presente attività investigativa, sono state ricostruite le condotte dei singoli componenti ed i compiti
che ognuno di essi svolgeva: i soggetti che, in qualità di ideatori, fornivano il denaro necessario all’acquisto
della droga e mantenevano i contatti per l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti; coloro che si
occupavano del taglio e confezionamento dello stupefacente da vendere; i rifornitori, che con viaggi
frequenti trasportavano le sostanze nella base logistica di Campobasso dalla provincia di Foggia e dalla
limitrofa Regione Campania.
L’attività investigativa così svolta, si inserisce nel contesto delle linee di intervento che la Polizia di Stato,
coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso, ha messo in atto per contrastare la diffusione e
lo spaccio delle sostanze stupefacenti, fattore di moltiplicazione di condotte delittuose e motivo di
attrazione della criminalità organizzata sul territorio molisano.