Intervista al Procuratore capo di Vasto Giampiero Di Florio.
- Ritiene concreto il rischio di infiltrazioni della malavita organizzata nel territorio vastese?
Come già evidenziato in occasione della relazione per le precedenti inaugurazioni, va ribadito come il territorio di questo circondario è sempre più esposto al pericolo di infiltrazioni criminali, sia per la vicinanza ad aree ad alta concentrazione malavitosa ( ci si riferisce in particolar modo a quella proveniente dalla Campania e dalla Puglia), sia per l’insediamento, in alcuni territori del circondario, di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, ciò comportando una inevitabile ricaduta su azioni delittuose utili per il finanziamento dei gruppi criminali. Non si dimentichi, peraltro, che presso questo Ufficio giudiziario è stato celebrato in fase dibattimentale, un complesso ed articolato procedimento per il delitto di cui all’art.416 bis c.p. ed altro relativo a gravi fatti intimidatori in danno di imprenditori (processo cd. Histonium). D’altro canto, tali preoccupazioni, hanno trovato conferma nella recente relazione del II semestre dell’anno 2016 e recentemente trasmessa dalla DIA al Parlamento (cfr.pagg.73,85, 110,215,221,263) in cui si legge che ….quelli che fino alla scorsa relazione semestrale venivano indicati come segnali, per quanto qualificati, di una presenza delle cosche in Abruzzo e Molise, grazie alle evidenze investigative raccolte nel semestre con l’operazione Isola Felice sono diventati importanti tessere del mosaico espansionistico della ndrangheta verso regioni solo all’apparenza meno appetibili…..facendo piena luce sull’operatività del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (KR) …..In conclusione l’analisi porta ragionevolmente a ritenere che l’ascesa del clan Ferrazzo in Abruzzo e Molise sia stata in qualche modo favorita dalla caduta del clan campano Cozzolino, precedentemente egemone nello stesso territorio…..
Tale preoccupazione è stata ribadita sempre dalla DIA nell’ultima relazione depositata al Parlamento- II semestre- nella quale, a pag. 60 si afferma- trattando delle regioni Abruzzo e Molise- che….. Le regioni in esame risultano permeabili agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente radicati. Le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato la presenza di soggetti riconducibili alla cosca MORABITO-PALAMARA- BRUZZANITI di Africo (RC) e del gruppo FERRAZZO di Mesoraca (KR). Con riferimento a quest’ultima cosca, vale la pena di richiamare l’operazione “Isola Felice” conclusa nel recente passato dall’Arma dei carabinieri, che, nel fare luce sull’operatività dei crotonesi in Abruzzo e in Molise, ha portato all’arresto di 25 responsabili236. Un elemento di spicco del clan FERRAZZO di Mesoraca aveva, infatti, scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza in San Giacomo degli Schiavoni (CB), rendendosi promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani (famiglia MARCHESE di Messina), operante tra San Salvo (CH), Campomarino (CB) e Termoli (CB). Sul piano della prevenzione, particolarmente intensa risulta, infine, l’attività dei Gruppi Interforze presso le Prefetture, che, attraverso il monitoraggio svolto dalla DIA e dalle Forze di polizia, mirano ad intercettare l’interesse delle cosche calabresi ad infiltrarsi sul territorio abruzzese in settori estremamente sensibili, quali la fornitura del calcestruzzo e del “nolo a caldo”, oggi ancora più appetibili in ragione dei fondi statali destinati alla ricostruzione pubblica e privata post-terremoto. (FONTE: Ministero dell’Interno, DIA, Relazioni, II semestre 2017).
- Il territorio vastese possiede i giusti anticorpi per respingere le organizzazioni malavitose?
A questa domanda è difficile fornire una sola risposta. Si può affermare che la risposta preventiva-repressiva è direttamente proporzionale alla disponibilità di risorse, allo stato davvero carenti. Ciò genera senso di frustrazione perché ci si rende conto che una maggior presenza sul territorio delle FF.PP. consentirebbe sicuramente una maggior controllo ed una effettiva mappatura del contesto socio-economico operante nel circondario. Spesso reati contro il patrimonio (al di là di furti, truffe e modeste appropriazioni indebite) che davvero incidono sulle regole del libero mercato, alterando il rapporto tra domanda ed offerta, sono trascurati. Si pensi, ad esempio, ai gravi danni provocati alla collettività ed allo Stato, dalle frodi fiscali, dalle false fatturazioni, dai fallimenti plurimilionari. Eppure, la gravità di tali fatti-reato spesso non viene percepita dalla stessa collettività, su cui incidono negativamente proprio quelle condotte.
- Quale consiglio darebbe alla popolazione locale per sviluppare una cultura della legalità?
Mi verrebbe da dire di condividere l’idea dello Stato e leggere la Costituzione. Tutti sono presi da (e si fanno portatori di) interessi privati, senza guardare alle esigenze degli altri. Parlare di legalità non significa parlare solo di lotta alla Mafia, ma di una rinnovata alleanza tra istituzioni e società civile unite nella costruzione del bene comune. Un bene comune messo il più delle volte sotto assedio dalla disuguaglianza sociale, dalla corruzione, da un sistema paese spesso incapace di dare risposte efficaci ai problemi odierni della comunità.
- Quanto è importante la presenza della Procura della Repubblica a Vasto? Perché?
Ritengo che la presenza di un Ufficio giudiziario, specie in un territorio come il nostro, posto a confine con regioni che hanno a che fare con una criminalità organizzata di maggior spessore, rappresenti una sorta di baluardo, un presidio posto a tutela di tutta la Regione. E diversi potrebbero essere i settori interessati dal malaffare tal ché è assolutamente necessario garantire la presenza di questi uffici Giudiziari. Ovviamente non in queste condizioni nelle quali, la permanenza in vita con la grave carenza del personale amministrativo (che tra un po’ sfiorerà il 50% della pianta organica) rappresenta una sorta di “accanimento terapeutico”.
- Come giustifica il fatto che reati come la corruzione e la concussione siano percepiti di minor allarme sociale rispetto a furti e rapine?
In parte ho già anticipato la risposta a questa domanda. Si è perso, forse, il senso dello Stato e delle sue Istituzioni, tutto è proiettato verso noi stessi, il pensiero corre verso la proprietà di ciascuno di no, i come se i delitti dei pubblici amministratori non toccassero le nostre tasche. E non è così. Si è persa anche, come ho detto in diversi convegni, la capacità di indignarsi di fronte anche alle più banali forme di clientelismo. Oggi, tuttavia, si assiste ad una profonda crisi della legalità sotto diversi profili: crisi del diritto, crisi dell’organizzazione dello Stato e delle sue istituzioni, della cultura e della comunità civile. Tutti effetti che producono un generale senso di disorientamento e di sfiducia, particolarmente pericoloso specie in un momento come questo, in cui la globalizzazione ci porta a contatto con altre culture. Ora più che mai sarebbe necessario avere una forte coscienza dei valori più profondi della nostra civiltà, anche giuridica. Invece si registra una perdita di fiducia nella certezza del diritto, dovuta forse anche ad una produzione normativa troppo abbondante, a volte non sorretta da una buona tecnica di redazione delle norme, poco organica rispetto all’unità complessiva dell’ordinamento.