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Nel 2014 uccise un orso a fucilate, condannato a risarcire Parco nazionale e associazioni

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Uccise un orso a Pettorano sul Gizio nel 2014, condannato in sede civile. Esultano le associazioni aminaliste e ambientaliste a cui il giudice ha stabilito un risarcimento e la liquidazione delle spese legali. «Oggi l’Abruzzo dà una lezione di civiltà al paese intero» dicono le associzioni subito dopo la sentenza, questo pomeriggio all'Aquila. La Corte d'Appello che ha riformato l'assoluzione in primo grado e ha riconosciuto «l'illegalità commessa», dicono le parti civili, dall'imputato Antonio Centofanti, ex operaio Anas ora in pensione, condannandolo a risarcire il Parco nazionale d'Abruzzo e Molise  e le associazioni parti civili (Lav-Lega, Anti vivisezione onlus, Organiazzazione regionale pro natura Abruzzo, Wwf, Salviamo l'orso), oltre al pagamento di tutte le spese processuali di primo e secondo grado.

«Dopo più di 35 anni e dopo decine di orsi uccisi senza averne scoperto i responsabili quella di oggi è una sentenza storica - dice l'associazione Salviamo l'orso onlus di Montesilvano  - Le sanzioni sono troppo lievi? Sicuramente, ma è il primo passo per rendere questo paese un poco più civile e rammentare a tutti che la legge va rispettata.

Sono state le associazioni a insistere per l'impugnazione della sentenza di primo grado. «Un grazie di cuore alla magistratura per non aver ceduto a pressioni e condizionamenti che volevano ridurre l’accaduto ad un semplice “incidente” senza dolo. Dal 2014 molte cose sono cambiate a Pettorano e in tanti paesi dell’Abruzzo interno grazie alle azioni messe in campo da enti e associazioni di volontariato, convivere con l’orso se vi è la volonta si può, i mezzi ci sono e chi ne usufruisce oggi ci ringrazia e ne guadagna tutta l’immagine della nostra regione» conclude Salviamo l'Orso.

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