Alessandro Pinti è un 51enne di Bucchianico, arrestato nei giorni scorsi nel Forlivese perchè latitante da quasi un mese, da quando lo scorso 26 agosto, grazie ai permessi che gli consentivano di uscire dal carcere di Padova per lavorare presso una cooperativa del posto, era riuscito a fuggire. L'uomo però è stato intercettato e riarrestato, insieme alla donna che copriva la sua latitanza. Era in carcere, dove doveva scontare una pena fino al 2017 per sequestro di persona, ricettazione, violazione alle leggi che regolano l'utilizzo delle armi, rapina ed omicidio. Pinti era stato condannato per due omicidi, quello di Amadeo Damiano (presidente dell'Usl di Saluzzo, che venne gambizzato in un agguato sotto casa e morì quattro mesi dopo in ospedale a Imola, nel bolognese. Per questo omicidio Pinti era stato condannato a 24 anni di reclusione) e quello dell'avvocato Fabrizio Fabrizi, ucciso a colpi di pistola il 6 ottobre 1991. Al momento dell'arresto l'uomo ha esibito un documento falso e poi, nel suo covo, la Polizia ha trovato una pistola calibro 7.65 e 17 munizioni, nonché altro materiale che ora è al vaglio degli inquirenti e che potrebbe aprire nuovi filoni di indagine. Dalle indagini fin qui condotte è già  emerso che Pinti si apprestava a compiere alcune rapine. Questo in estrema sintesi, perchè la notizia dà il ''la'' ad una (facile) riflessione. Pluriomicida, ma non ergastolano, condannato per vari altri reati, pronto a delinquere ancora, armato, in possesso di documenti falsi a riprova del fatto che avesse agganci malavitosi anche in loco e malgrado la detenzione. E un uomo così, in Italia, è libero di uscire dal carcere per andare... a lavorare, senza controlli al punto da poter fuggire indisturbato. Ma questo è solo uno dei mille esempi di cronaca che raccontano di simili contraddizioni (si pensi ad un altro pluriomicida, poi pentito reintegrato, che a Pescara lo scorso luglio uccise, in un parco pubblico sotto gli occhi di adulti e bambini, una persona che semplicemente gli stava antipatica...). E di contraddizioni giurisprudenziali, in Italia, ce ne sono tante (troppe?). Penso a quanti, a vario titolo, sono inquisiti per un presunto giro di tangenti nell'inchiesta sulla sanità abruzzese, costretti agli arresti domiciliari da prove ad oggi non prodotte, per il ''pericolo di reiterazione del reato e inquinamento delle prove''. Come a dire: va bene se un pluriomicida condannato e quindi riconosciuto colpevole circola libero e indisturbato per otto ore al giorno, ma non sia mai detto che un indagato (non ancora riconosciuto colpevole, non condannato!) per concussione possa uscir di casa anche solo, chessò, per andare a prendere i figli a scuola! Contraddizioni? È proprio un eufemismo!
Floriana Riggio
E' stato attivato, sulla piattaforma www.facebook.com, un gruppo di discussione per un sostegno concreto ad Antonio Boschetti. Chiediamo che torni libero, che possa parlare e difendersi. Chiediamo che sia rispettata la sua dignità personale, prima che politica, e che la democrazia non venga ulteriormente dileggiata.
Per accedere al gruppo bisogna registrarsi su www.facebook.com con un account personale. Poi sarà possibile lasciare commenti e contributi.
Il link completo è http://www.new.facebook.com/group.php?gid=29142552197