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Ci ha lasciati Donato Di Rito

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Solo il 15 dicembre scorso nella sua pagina facebook era comparso l'annuncio di una dipartita, che iniziava proprio con "E' volato in cielo...". Non avrei mai immaginato che solo otto giorni dopo sarei stato io a dover dedicare a lui un ricordo e che l'avrei dovuto (per deferenza) iniziare proprio come lui ci aveva abituato.

E' volato in cielo l'amico, il compagno, il saggio Donato Di Rito. Era ricoverato all' ospedale di Vasto da diverse settimane, dove era arrivato in condizioni gravi, anche se sembrava essersi ripreso.

E' stato un amico. L'ho conosciuto quando facevo le scuole medie: io abitavo al secondo vico della Mirandola e lui a cento metri in linea d'aria, su una piccola parallela del Corso Garibaldi. Andai per la prima volta a casa sua, perchè volevo vendergli un "baracchino" (radio tramettitore). Non eravamo accumunati solo dalla passione per la radio; condividevamo soprattutto lo stesso amore per la politica, che nè lui e nè io abbiamo mai lasciato, sia pure senza essere più militanti attivi.

Lui era entrato in politica all' inizio degli anni settanta, dopo il diploma da perito industriale e mentre faceva l'elettricista (mitico il suo impianta alla cooperativa agricola, di cui parlava spesso). Successivamente sarebbe diventato agente generale di unipol Assicurazioni. Donato entrò nel Pci insieme a Lucio Ranni, Tonino Masciale (suo cugino), Vitale Del Casale ed Angelo D' Andrilli (che stamattina mi ha dato la notizia con estrema commozione).

Entrarono in quel partito, allora diretto da Berlinguer, perchè erano figli di comunisti e di povera gente; essi avevano vissuto sulla propria pelle così volesse dire l'ingiustizia sociale e lo sfruttamento del bracciantato agricolo. Nel Pci rappresentarono il ricambio generazionale rispetto ai dirigenti del dopoguerra (Luigi Ruggieri, Gaetano Mancini, Fioravante D' Acciaro, Felice Torricella e Vitale Cilli) ed infatti divennero tutti consiglieri comunali quando la sinistra pareggiò con la Dc (un consigliere andò al Psi e 9 al Pci, tra cui appunto i predetti).

Nel 1975 Lillino Artese, che era segretario regionale della Democrazia cristiana, tentò a San Salvo un esperimento in linea con il compromesso storico nazionale, dando vita ad un Amministrazione senza opposizione, di cui era sindaco il demcoristiano Giuseppe De Vito e vice sindaco il socialista Carlo Cardarella. Donato era il capo delegazione del Pci, che dava alla Giunta l'appoggio esterno. Questa esperienza durò meno di un anno, dopo che si tornò alle elezioni, che furono (ri)vinte dalla Dc.

Della nuova Amministrazione furono sindaci (in alternaza tra di loro) Lillino Artese ed Armando Tomeovoto, mentre Di Rito era contemporaneamente capo dell' Opposizione e segretario del Pci locale: fu lui ad aprire il comizio di Berlinguer nel 1982. Mitiche le sue coraggiose battaglie contro la Dc che imperava in Comune e in città.

Da segretario politico aprì alla generazione successiva (Arnaldo Mariotti, che era suo coetaneo, era arrivato al Partito solo 1979, Gabriele Marchese e Peppino Torricella), senza emarginare le precedenti. Nell' 85 fu tra i vincitori delle elezioni e ricoprì la carica di sindaco facente funzione prima della elezione di Mariotti, quindi divenne assessore alla Polizia urbana ed all' urbanistica.

Non entrò nel Pds e tornò in Consiglio comunale nel 1994 con Rifondazione comunista. Dopo quell' ultima esperienza chiuse con la politica attiva e si dedicò agli affetti: soprattutto alla mamma Nicoletta, a cui ha dedicato un libro, che è utile a chi studia le dinamiche sociali, perchè fa comprendere con estrema nitidezza il contesto nel quale si era vissuto a San Salvo prima dell' industrializzazione. Aveva un affetto inconmisurabile per la sorella ed i nipoti, di cui parlava molto spesso e, nell' ultimo periodo, aveva una storia d' amore, che esternava serenamente su facebook.

Nelle prime righe ho definito Donato amico (mio e non solo: chi non lo ricorda prima della pandemia seduto con Evanio Di Vaira, Gabriele D' Alfonso e Antonio Castaldi, davanti al bar di Biondo Tomeo ?), compagno (che tale è rimasto fino alla fine, di cui la sintetica biografia è prova) e saggio.

Che sia stato un saggio lo attestano i numerosi scritti nella sua pagina facebook, il libro dedicato alla mamma e ogni suo intervento pubblico e privato. Era saggio, Donato, perchè era sensibile: si commuoveva e ci commuoveva quando ricordava il trapasso delle persone. Era saggio, Donato, perchè aveva capito che se la sinistra fosse diventata come gli altri avrebbe fatto una brutta fine, ma in fondo questo non lo sorpendeva, perchè era un profondo conoscitore delle debolezze umane e della società, che da giovane voleva cambiare.

Noi con lui la volevamo cambiare questa società. Forse non ci siamo riusciti. Ma almeno abbiamo mantenuto la coerenza. Aggiungo un altro aggettivo per onorare Donato Di Rito, già affermato assicuratore, segretario comunista e vice sindaco di San Salvo: amico, compagno saggio e coerente.

Ci macherai, Donato. Mancherai a questa Città

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