A ben sei anni dall'ultima apertura al pubblico si è potuto eccezionalmente accedere nella cappella dei S.S. Cosma e Damiano e osservarne da vicino lo stato in cui giace.
STORIA RECENTE IN BREVE - Fino a poco più di sei anni fa, essa ospitava i Santi patroni di Lentella di cui porta il nome: ad ogni loro ricorrenza la messa veniva celebrata in questo edificio e il 27 settembre, sul suo sagrato. La Domenica delle Palme, ogni fedele si recava in essa a prendere il proprio ramoscello di ulivo prima di partecipare alla funzione nella chiesa principale. Il 31 ottobre 2002, ci fu il tristemente noto terremoto di San Giugliano di Puglia; la cappella riportò danni importanti, fu dichiarata inagibile, il portone chiuso. Dopo qualche tempo vennero montati i tiranti di acciaio e la struttura anno dopo anno cedette all'evitabile stato d'abbandono odierno. Il popolo lentellese, però, con grande devozione ha contribuito a promuovere, ugualmente, pompose feste in onore dei santi rimasti nel frattempo senza dimora e la cappella è diventata, così, un mero elemento scenografico cadente: soprammobile in pietra in attesa del suo destino.
TEMPI MODERNI - Per trovare nuovamente sue tracce nelle ''cronache'' locali bisogna tornare a circa un anno fa, quando si diffuse la notizia che la voleva ormai diventata un ritrovo per piccioni e volatili vari a causa delle vetrate danneggiate. I pochi che hanno avuto l'opportunità di accedere all'edificio raccontano di uno spettacolo indegno per un luogo sacro, con una tale quantità di sterco da temere per una possibile epidemia. Il rincorrersi di tali voci portò ad un'affrettata opera di pulizia e sistemazione delle vetrate. Ad un anno dall'ultimo intervento, quindi, si colloca la visita di seguito descritta. L'ingresso è di quelli che lasciano senza fiato, non per l'emozione, ma per il puzzo d'escrementi di piccione che ti si attacca addosso a testimonianza degli anni di totale degrado. Se l'olfatto viene messo a dura prova, lo stesso si può dire della vista: si fatica a credere ai propri occhi. Gran parte delle pareti è chiazzata irrimediabilmente; schizzi e scolature aumentano vertiginosamente in corrispondenza di qualsiasi punto d'appoggio per i volatili. Alla base delle pareti è possibile vedere il livello del cumulo di sterco prima della pulizia; è come se si osservasse il livello raggiunto dal fango durante un'alluvione. Il pavimento è completamente spoglio: gli oggetti, suppellettili varie e tutte le panche presenti al momento della pulizia sono stati eliminati, danneggiati irreparabilmente. Attaccati ai muri ci sono i faretti oscurati per sempre e le luci divelte dal peso dei volatili, che pendono appese al filo elettrico. Alla destra della porta di servizio c'è l'interruttore generale, anch'esso ricoperto dal guano, che ormai non attiva nessuna illuminazione. La luce, invece, filtra dalle vetrate colorate quasi tutte danneggiate, che in passato hanno permesso l'ingresso dei volatili e oggi tappate da tavole di legno. Infine, come simbolo estremo di tale decadenza c'è l'acquasantiera alla destra del pesante portone d'ingresso, un giorno contenente acqua benedetta oggi traboccante di ben altra sostanza. Il triste spettacolo sopra descritto è stato osservato anche da Monsignor Bruno Forte, in visita a Lentella sabato scorso. Pubblicamente non ha accennato al problema e a possibili, soluzioni, ma al momento della visita alla cappella pare abbia consigliato di dedicarsi alla ristrutturazione della chiesa di S. Maria Assunta, l'unica agibile seppur con fin troppo evidenti danni strutturali. C'è, quindi, l'impressione che dopo la ribalta di quest'ultimo periodo, le porte della cappella si siano nuovamente chiuse per molti anni a venire lasciando l'amaro in bocca ai lentellesi. Un amaro ancora più forte se si pensa che semplici e tempestivi rimedi (riparazione delle finestre rotte, ecc...) avrebbero potuto preservare almeno gli interni di quello che una volta era il fiore all'occhiello del paese.