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Ma dove vivo?

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Ho sempre pensato che ognuno di noi nel suo piccolo può contribuire a fare grandi le cose. Tante, innumerevoli gocce fanno il mare.

E’ per questo che mi sono decisa a non stare più zitta. Non posso più tacere guardando quello che i miei occhi vedono e il mio cervello registra da tanto tempo. Mi è stato insegnato che con educazione possiamo rivolgerci ai nostri interlocutori, esponendo i motivi e le ragioni delle nostre lamentele.

Mi auguro che queste mie parole servano e siano una “goccia nel mare” per far riflettere e siano anche motivo di un sano e sereno confronto con chi, magari, la pensa diversamente da me. Vengo quindi al dunque. Non riconosco più il posto dove vivo. Troppo degrado intorno a me. Un degrado che non è solo di oggi ma parte da qualche anno fa. Con tristezza vedo una fontana senza acqua, abbandonata, sporca e usata come ricettacolo di rifiuti. Ciò all’inizio della strada di accesso alla Marina. Vedo crescere erba ovunque, sui cigli delle strade, sui marciapiedi, intorno a lampioni arrugginiti. Vedo strade sconnesse e piene di buche. Vedo una pinetina fronte mare nel più assoluto abbandono, sporca, piena di rifiuti di ogni genere, con cestini per la raccolta dell’immondizia vecchi e mal messi. Delle panchine e tavoli che c’erano, ne è rimasto solo uno, mezzo divelto. A questo punto sarebbe meglio che ci si occupasse di eliminarlo del tutto, piuttosto che vederlo in quelle condizioni.

Il lungomare è sporchissimo, ancora pieno di cumuli di sabbia, cicche di sigaretta e quant’altro. I muretti presentano scritte che risalgono almeno ad un decennio fa. Diversi lampioni sono arrugginiti ed hanno le lampadine fulminate. Le poche paline di segnalazione di fermata di autobus con i relativi orari, sono sbiadite. Al riguardo proprio questa mattina un perplesso signore, presumo non del posto, con due ragazzini al seguito, mi ha chiesto, dopo aver a lungo atteso l’autobus, se quello dove si trovava fosse il posto giusto di attesa e quali fossero gli orari di passaggio. Nel rispondergli mi sono vergognata. Vergognata per quello che è diventato questo posto e per quello che temo, ancora sarà se non si ha il coraggio, la voglia e l’impegno di cambiare le cose. Se non si pone un argine al degrado non potrà che aumentare perché è cosa nota, che degrado chiama altro degrado.

Tra non molto il nostro lungomare sarà invaso da una lunga fila di bancarelle. Sono bancarelle senza un senso ed una logica. Non sono bancarelle di artigianato abruzzese, né di prodotti tipici locali. Sono così, a caso. Si va dagli spremi agrumi, ai divani, agli articoli da bricolage. Qualche anno fa, erano esposti anche caminetti. Dietro alle bancarelle saranno posizionati dei bagni chimici che, con il caldo estivo, sprigioneranno un odore nauseabondo. Persino il mio cane se ne tiene ben alla larga. I lavoranti del mercatino, non poi così lontano dai bagni chimici, cucinano su fornelli da campeggio, mangiano e si lavano alle docce degli stabilimenti e magari fanno anche i loro bisogni in spiaggia.

Per non parlare delle macchine parcheggiate ovunque, lasciate così, come meglio si crede, senza nessun rispetto della normativa stradale. Questo è quello che vedo e che questo posto offre a chi viene a trovarci. E’ un vero peccato, perché il nostro mare, il nostro lungomare e i nostri spazi hanno delle potenzialità enormi.

Non credo basti apporre dei cartelli dove ci si fregia dell’appellativo di “città che legge” per superare tutto questo e per essere veramente tale. Città che legge, a mio avviso, sta a significare città che fa cultura. Cultura nella sua accezione più ampia del termine. Una città che presenta un simile stato di degrado e di trascuratezza non può definirsi una “città che legge”. Una città in queste condizioni che turismo può permettersi di accogliere? In una era come quella che stiamo vivendo dove tutto muta e cambia con velocità sorprendente come possiamo permetterci di non cambiare, trasformarci, evolverci, migliorare e stare al passo con i tempi?

Tanto altro ci sarebbe ancora da dire ma i miei occhi adesso sono stanchi di tutto questo e vorrei dedicarmi a guardare quel poco che ancora di bello c’è. Non aggiungo altro, mi permetto di taggare Antonio Cilli, Antonia Schiavarelli, Orazio Di Stefano in quanto giornalisti così da dare più voce, alla mia “piccola goccia nel mare”.

San Salvo, Avv. Chiara Labrozzi

Foto di Marisa D'Alfonso

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