Come credo di aver avuto modo di dire più volte, quando sono a San Salvo ho piacere di cogliere ogni opportunità che sia in grado di interrompere ed animare il solito tran tran quotidiano.
Questa volta l’occasione mi è stata offerta dalla determinazione con cui Antonino Vicoli ha voluto far partecipe la comunità sansalvese di una sua vecchia, ma mai tralasciata passione: la fotografia.
E, secondo me, è riuscito nel suo intento se è vero che, per poter scambiare quattro chiacchiere con lui, ho dovuto fare più di un tentativo: ogni volta, infatti, la sala dov’è in corso la mostra ospitava già più di qualche visitatore. Ieri pomeriggio, invece, è stata la volta buona.
Antonino Vicoli, ho scoperto, è un brillante pensionato che alla comodità delle pantofole ha preferito un impegno che porta avanti sin da quando aveva diciassette anni e cominciò a interessarsi di fotografia con le ‘reflex’ meccaniche in uso a quei tempi.
Impegno assai leggero, che non gli è mai pesato, sostenuto com’era e come ancora è, da una vera passione: nessun intento professionale o economico, ma solo pura passione.
Ho anche scoperto che Antonino Vicoli è uno dei pochi autentici sansalvesi che ha vissuto l’accelerata trasformazione di un paese esclusivamente agricolo in una cittadina industriale, con qualche tentazione turistico/balneare che ancora stenta a concretizzarsi in misura significativa.
Uno dei sansalvesi ancorato al tempo che fu (gli viene spontaneo dire ancora che ha lavorato alla SIV, mica alla Pilkington), ma con lo sguardo attento a fermare il tempo in uno scatto fotografico che possa documentare, domani, quello che succede oggi.
E veniamo alle foto. Belle (tutte) e di ispirazione assai diversa fra loro: tramonti sul mare, panorami delle campagne e colline circostanti San Salvo, ritratti e scene di vita quotidiana. Tutte immagini, però, ben diverse da quelle istantanee che ciascuno di noi, con le moderne, potentissime tecnologie oggi disponibili può realizzare. È fin troppo evidente che dietro ognuna delle foto che si possono ammirare in questa mostra c’è uno studio appassionato (potrei dire maniacale) del particolare: come quei ramoscelli d’ulivo che fanno quasi da quinta teatrale per un paesaggio campestre o i ghiaccioli che pendono da un lampione pubblico (non fotografati alla loro scoperta, ma solo il giorno dopo, quando per Antonino avevano raggiunto la giusta dimensione per essere immortalati). E non manca la scoperta: a San Salvo è possibile imbattersi anche in serpentelli. Mi ha interessato anche molto la foto scomposta di una mela che, grazie a una particolare ed efficacissima illuminazione si presenta quasi come una preziosa lampada di design.
Per concludere: un bravo ad Antonino Vicoli e l’invito ai sansalvesi a non perdere l’occasione di curiosare ed emozionarsi davanti a 56 belle immagini.