Esattamente ventotto anni fa, nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, veniva assassinato a Palermo don Pino Puglisi.
I recenti accadimenti avvenuti in villa comunale, i comportamenti diffusi di alcuni nostri giovani mi hanno fatto pensare al sacerdote siciliano ucciso dalla mafia.
I suoi insegnamenti sono attuali e declinabili per ogni azione che ciascuno di noi compie nell’arco della giornata, a prescindere dal ruolo che ricopre nella società e dalla sua condizione sociale
C’è un libro di don Pino dal titolo “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”. Dobbiamo tutti recuperare spazi di legalità. Non si tratta di perbenismo, ma della necessità di impegnarci a vigilare e denunciare comportamenti non consoni al rispetto degli altri e del patrimonio pubblico. Dobbiamo diventare le sentinelle dei nostri quartieri per difenderci da chi – in particolare alcuni e limitati adolescenti – vive e si rapporta all’altro, spesso coetanei, nel dispregio delle regole del corretto vivere civile.
C’è necessità di maggiore legalità.
Ce lo chiedono i cittadini che in questi giorni sono rimasti basiti per l’incendio in villa. Ce lo dice la denuncia di una mamma che ha segnalato fenomeno di bullismo subito dai due suoi figli. Lo si può notare nei sistematici danni nei vari quartieri ai giochi per bambini ai quali viene così negata la possibilità di divertirsi, oltre a rappresentare un costo sociale a carico di tutto la comunità per centinaia di migliaia di euro.
Molto è stato fatto attraverso l’attività di sensibilizzazione che ha interessato il mondo della scuola con iniziative messe in campo dal nostro assessorato alle Politiche sociali. Ci stiamo impegnando di portare a completamento spazi aggregativi nei quartieri dove i ragazzi si possono ritrovare. Ma il problema resta perché taluni di loro vanno contro ogni regola, in maniera sfrontata, quasi di sfida.
Diceva don Puglisi: “Non ho paura delle parole dei violenti… ma del silenzio degli onesti”. E’ un messaggio quanto mai attuale. Ritrovare il coraggio di non restare più zitti, o portati a girarci dall’altra parte, per individuare gli autori di questi gesti che non possono più solo essere considerati come vandalici. Un compito non facile spetta alle famiglie dove qualche volta si arrivano persino a giustificare le “bravate” dei loro figli.
Sono d’accordo della necessità di punizioni severe, ma il nostro dovere resta, come genitori ed educatori, di correggere e recuperare i nostri giovani. Un impegno comune per il futuro della nostra Città.
Tiziana Magnacca, Sindaco di San Salvo