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Cassa integrazione e cronica carenza di programmazione, nuove sollecitazioni per la Fondazione Mileno

Intervento della Cgil sulla situazione in atto in due reparti in particolare dell'Istituto San Francesco di Vasto Marina

redazione
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Nuovo intervento della rappresentanza territoriale della Cgil relativamente alla situazione in atto alla Fondazione Padre Alberto Mileno-Istituto San Francesco di Vasto Marina.

A sottoscriverlo il segretario generale provinciale della Fp Cgil e i delegati di riferimento della Rsa.

"La Fondazione Padre Alberto Mileno - si legge nel documento - dal mese di ottobre ha avviato la cassa integrazione che interessa 274 lavoratori, ossia quello stesso personale sanitario a cui tutti i cittadini e le istituzioni, hanno chiesto e stanno chiedendo da due anni di tirarci fuori dall’emergenza, di prendersi cura delle persone fragili, malate, sole, etc.

Inoltre, le Istituzioni regionali e l’imprenditoria dell’irriconoscenza, a quegli Eroi (che hanno pagato anche un prezzo in termini di vite umane) ancora oggi non hanno destinato neanche un centesimo di indennità. Non solo cassa integrazione, ma anche irriconoscenza che sommata ad una valutazione di merito sulla situazione dell’istituto ci porta nuovamente a portare all’attenzione del territorio la questione.

Da qui partono le ragioni del nostro dissenso sulla gestione della cassa integrazione assunta in termini organizzativi dalla Direzione Aziendale che ha portato a chiudere due reparti, uno in CSSA e uno ex art.26 NIA. Una scelta che preoccupa moltissimo i lavoratori e provoca grandi difficoltà in tante famiglie di Vasto e del Vastese che sono costrette, loro malgrado, a ricoverare i propri cari che necessitano di cure riabilitative, fuori regione.

Ecco perché, nelle more della gestione dell’ammortizzatore sociale, abbiamo ribadito la necessità in questa fase ancora di emergenza Covid di programmare una dotazione organica complementare che tenga conto delle assenze improvvise che possono verificarsi durante le giornate lavorative: come malattia, infortunio, lutto in famiglia, richiesta urgente di congedo parentale, Legge 104, corsi di formazione, malattie dei bambini, eventuale positività al tampone Covid, ecc. E’ una scelta, a dir poco discutibile, quella di mandare a casa in questa fase emergenziale il personale infermieristico, ausiliario e operatori sanitari addetti all’assistenza di malati/utenti-fragili.

Siamo rammaricati nel costatare che nessuna nostra proposta che va in questa direzione è stato presa in considerazione dalla Direzione Aziendale anche per una cronica mancanza di programmazione. Continuiamo ad attendere e sollecitare nuovamente una convocazione da parte della Regione e dalla Asl 2 poiché riteniamo che debbano oggi essere affrontate ,chiarite e risolte, in maniera celere e definitiva, tutte le problematiche in essere che dal nostro punto di vista rischiano di pregiudicare il futuro della Fondazione con ripercussioni sui livelli occupazionali e per gli utenti del territorio".

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