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Di lavoro si muore, ma ancora di più si muore per la voglia di lavorare

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Dalla Costituzione Italiana (la Costituzione più bella del mondo):

Art. 1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

Art. 4 – La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Io ho avuto la fortuna di nascere in un periodo tranquillità; vivendo gli anni migliori nella prosperità economica in Italia ed in Europa e mai avrei immaginato di scrivere queste brevi e commosse note. Oggi non posso esimermi dal condividere con tutti le mie tristi emozioni. Notizie sempre più gravi atterriscono il mio cuore, per i morti sul lavoro sempre di più e sempre più giovani. Notizie atterranti per chi, come me, è un socialista convinto che crede nella socialità dei mezzi di produzione, che da questa socialità nasce la prosperità per tutto il popolo, e che solo dal lavoro nasce la dignità delle persone. Chi antepone artatamente il sacrosanto diritto al lavoro all’altrettanto sacrosanto diritto allo studio vuole solo creare del sottoproletariato di facile controllo e senza coscienza critica. Fare questo è solo una questione di supremazia economica. Le scuse politiche posso essere molteplici, di certo non sono mai condivisibili.

Uno studente, vittima durante uno stage, il 18enne Lorenzo Parelli, è morto schiacciato in fabbrica; un altro giovanissimo, appena 16 anni, Giuseppe Lenoci, è morto in un incidente stradale mentre era impegnato in un apprendistato nell'ambito di un corso professionale di termoidraulica. Quella delle morti sul lavoro è un bollettino di guerra; ma alla fine di ogni guerra perdono sempre gli stessi: il popolo inerme che spera in un miglioramento sociale. Una domanda mi pervade: si può fermare questo bollettino di guerra con morti sempre più giovani? Sicuramente no, se si continua a pensare che succede da un’altra parte lontana da noi; lontana dai nostri affetti ma soprattutto lontana dai nostri interessi. Sicuramente sì, se iniziamo a pensare che siamo una grande famiglia, che tutti abbiamo figli che non devono morire prima di quanto a loro è dato di vivere. Sicuramente sì, se tutti siamo fermamente convinti che la scuola deve essere maestra di conoscenze, di pensieri critici e formatrice di nuove generazioni pensanti!

Sarebbe una cosa buona se, chi ha il potere di farlo, abolisse lo sciagurato progetto di Alternanza Scuola-Lavoro. Sarebbe una cosa buona e proficua se l’Amministrazione Comunale di San Salvo, con tutta la comunità di San Salvo, rivolgesse un pensiero sincero a queste giovani vite stroncate, non da una strage del “sabato sera”, ma dalla voglia di voler lavorare. Servirebbe a dare alla nostra città una connotazione civile, pluralista e sociale; servirebbe ad unire le nostre voci a tante altre voci, in tutta Italia.

Paolo Di Cicco portavoce della lista civica “Avanti San Salvo”

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