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L'esercito della speranza tra le macerie del terremoto. La testimonianza di sacerdoti e religiosi impegnati nell'Aquilano

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L'AQUILA - E' un esercito, armato soltanto di fede e carità e qualche rosario, di stanza tra le macerie, e non solo quelle materiali, dell'Aquilano. Stiamo parlando degli oltre cinquecento presbiteri inviati dal movimento neocatecumenale nelle zone colpite dal sisma. Padre Sebastian, polacco di nascita, missionario in Equador e ora 'operativo' a L'Aquila, ha accettato di dare la sua testimonianza a www.sansalvo.net. "Siamo stati inviati in questa terra colpita dal sisma, a due a due e senza soldi, proprio nello spirito evangelico, per dare una parola di conforto e di speranza alle popolazioni così duramente provate. - spiega il sacerdote - Non è semplice annunciare Cristo a chi ha perso tutto, la casa, il lavoro, i propri affetti più cari. Ed è anche comprensibile la domanda che in molti si pongono in queste ore: perché Dio ha permesso che tutto ciò accadesse? Ed ecco, quella che, agli occhi degli uomoni, è senza dubbio una terribile tragedia, se leta nell'ottica cristiana può assumere addirittura un aspetto positivo". Non è impazzito, padre Sebastian, ma parla di cose concrete, che sta vivendo, in queste ore, in questi giorni, lì, nell'inferno de L'Aquila e dei paesini circostanti distrutti. "Quando si perde tutto ciò per cui ci si è adoperati per un'intera vita, - continua il presbitero - si capisce e si apprezza quello che è veramente importante. Dopo il terremoto, dunque, il dolore e la disperazione, ci si ferma e si ringrazia Dio per essere ancora vivi. E si comprende che non contano la ricchezza, la casa, il posto di lavoro, che tutte queste cose non sono così importanti come sembrava". E la risposta delle popolazioni colpite dal sisma nei confronti di questi sacerdoti giunti a portare una parola di conforto e di speranza c'è stata, e forte. In una tenda Š stata allestita una cappellina, per rendere tangibile la presenza del Cristo anche in questi momenti di dolore e di sconforto. Accanto agli aiuti materiali, ai volontari che distribuiscono, senza sosta, cibo, indumenti, beni di prima necessità, c'è questo esercito silenzioso di religiosi, di sacerdoti, che, come dice padre Sebastian, porta "l'annuncio del Cristo risorto", in una parola la speranza. Un 'bene' necessario più di altri. "Coraggio, Dio provvederà, anche in questa situazione", è questa la frase che i sacerdoti vanno ripetendo alle famiglie distrutte dai lutti. Un prezioso aiuto spirituale, dunque, olte a quello materiale e all'assistenza psicologica forntita dal personale specializzato, perché alle macerie materiali non si sommino quelle dell'anima.
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