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Monsignor Scotti mette in guardia i cristiani contro le "leggi e le norme ingiuste"

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UN'OMELIA forte, ricca di spunti sociali e politici, quella pronunciata sabato sera, a Schiavi di Abruzzo, proprio al di là del confine, dal vescovo di Trivento monsignor Domenico Angelo Scotti. La piccola comunità dell'Alto Vastese, appartenente alla diocesi molisana di Trivento, ha ricevuto, nei giorni scorsi, la visita del vescovo in occasione delle cresime. Il presule triventino, nel corso dell'omelia, ha fatto esplicito riferimento alla difficoltà, per il cristiano di oggi, di vivere con coerenza la propria condizione, perché ammaliato dalle 'offerte' o 'scorciatoie' che il mondo offre, in nome di una presunta libertà di scelta. Monsignor Scotti ha parlato, senza troppi giri di parole, del "martirio continuo che la fede subisce", attaccata quotidianamente dalla cultura laicista e del relativismo, da quella "mancanza di leggi e norme giuste". Tra le righe il riferimento a quelle decisioni del legislatore che, sia pure accettate, condivise e ormai parte dell'ordinamento giuridico, sono considerate in maniera assolutamente negativa dalla Chiesa, unica guida morale per i cristiani. Come non cogliere il riferimento, ad esempio, alle leggi che rendono possibile il divorzio e che minano l'esistenza stessa della famiglia, o, peggio, alla famigerata legge 194 sull'aborto, o ancora, tema di stringente attualità, alla possibile commercializzazione, anche in Italia, della cosiddetta 'pillola abortiva', la Ru486, null'altro che un farmaco killer sul quale la classe politica, sia nazionale che regionale, e il centrodestra in particolare, non ha avuto il coraggio di spendere mezza parola. Una palese incoerenza, quella dei politici che si riempiono la bocca di valori cristiani solo in occasione delle elezioni, che in qualche modo il presule tiventino ha sottolineato e condannato. Ecco allora l'invito, da parte del vescovo Scotti, ad "avere il coraggio di dire no alle proposte di falsa libertà che il mondo ci offre". Un'omelia dura, coraggiosa, pronunciata con forza, ma anche con l'ottimismo che un pastore deve saper infondere al proprio gregge di anime.
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