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Proroga della caccia al cinghiale, D'Amico: "Inaccettabile il silenzio delle associazioni venatorie"

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IL CONSIGLIO regionale d’Abruzzo ha modificato il calendario venatorio, prorogando la caccia al cinghiale sino al prossimo 15 gennaio. Il capogruppo del Pd in Provincia, Camillo D'Amico, commenta questa decisione prendendosela con le associazioni venatorie. "Questa scelta fa il paio con quanto fece, la stessa assise, nel 2008 quando, su richiesta delle Province con quella di Chieti capofila, adottò un prolungamento della stagione venatoria allo scopo di poter contenere l’alto numero di ungulati presenti sul territorio onde ridurre i danni alle produzioni agricole", spiega Camillo D'Amico, che è anche presidente provinciale della Copagri. "La proroga della caccia al cinghiale, - continua l'esponente del Pd - è una cosa condivisibile perché aiuta a contenere il numero degli ungulati presenti nel territorio e ridurre i danni che questi producono, soprattutto alle produzioni agricole. Sorprende l’assoluto ed assordante silenzio delle associazioni venatorie che, esattamente un anno fa, quando avvenne la stessa cosa con un maggioranza di centrosinistra, gridarono allo scandalo e suggerirono la disobbedienza civile dei cacciatori, ipotizzado il pericolo di eradicazione della specie perché le femmine, in questo periodo, sono gravide. Onestamente non credo che, nel volgere di un solo anno solare, siano cambiate la natura umana ed animale; tutt’altro sono semplicemente cambiate le maggioranze in Consiglio regionale ed in tre Province tanto che, probabilmente, adesso è necessario 'credere, obbedire' e, visto che siamo in tema di caccia, 'combattere' senza battere ciglio perché non va disturbato il grande manovratore; questo è puro servilismo sciocco e di parte non certo rappresentanza degli interessi generali della categoria. I problemi non sono affatto finiti e permangono tutti ma, adesso, è tassativo il silenzio. - chiude D'Amico - Curioso sarebbe conoscere l’autorevole parere del presidente della relativa commissione consigliare della provincia di Chieti, Giovanni Staniscia, che un anno fa era tra gli allarmati urlatori; oggi, eletto consigliere, dopo aver velocemente bloccato l’iter attuativo del regolamento approvato nella precedente legislatura, così come l’intera maggioranza di cui è parte, è caduto nell’immobilismo più assoluto. Lo stesso aveva annunciato un progetto di riforma entro un mese, era il 1° settembre scorso, ad oggi ancora nulla anzi il buio assoluto".
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