Se qualcuno pensa che un tappeto sia solo un complemento d'arredo da calpestare distrattamente, è il caso di fermarsi ad ascoltare “Sentire il Tappeto”, il podcast firmato da Fabio Morandi, esperto conoscitore e mercante d’arte tessile, anima pulsante di Morandi Tappeti. Il podcast si spinge molto oltre tematiche strettamente legate a trame e orditi, accompagna l’utente in un viaggio nel tempo, alla scoperta di mani pazienti che annodano storie, di mondi antichi che si intrecciano al presente. In ogni episodio, Morandi srotola letteralmente un tappeto narrativo che porta l’ascoltatore in territori insospettati.
Fabio accompagna in un percorso che va oltre l’estetica, scavando nell’essenza del tappeto come simbolo, spazio che separa il profano dal sacro, oggetto che sostiene e accoglie. Ecco perché, sin dal primo ascolto, si ha la sensazione di mettere piede su qualcosa di vivo, vibrante, denso di significato.
Annodati alla realtà: il filo non si spezza mai
Il primo episodio apre le danze con una riflessione: la tradizione non è una zavorra, ma un trampolino per il presente. I tappeti, spiega Morandi, non appartengono al passato, anche se vengono da lontano. Sono tracce di memoria che si aggiornano, senza perdere la loro voce antica. Si parla di tecniche tramandate da secoli, ma ripensate con occhi moderni. Trama e ordito, che suonano quasi come parole magiche, qui si fanno ponte tra l’antico e il contemporaneo, mantenendo quella forza simbolica che solo i gesti ripetuti nel tempo sanno avere.
Morandi racconta come i tappeti non siano solo oggetti: sono mappe, sono terre tessute, sono spazi che raccontano l’identità di popoli e comunità. Annodare un tappeto, spiega, è un atto di pazienza e di fede, è accettare che ci vorranno mesi, forse anni, per completare quell’opera, e che nessun nodo sarà uguale all’altro.
Oltre i confini: l'Oriente che si specchia nell'Occidente
Con il secondo episodio, si varcano confini che non sono solo geografici. Il tappeto diventa il passaporto per un dialogo tra culture, e Morandi ci guida con passo sicuro in questo incontro fra mondi. I tappeti tradizionali, nati nelle tribù nomadi dell’Asia centrale o nelle antiche città persiane, trovano casa nelle architetture più moderne dell’Occidente. Il design occidentale, fatto di linee pure e spazi ariosi, accoglie il tappeto orientale come un frammento di anima e di storia, un oggetto che scalda e radica.
È come se il tappeto fosse un mediatore silenzioso, che non ha bisogno di spiegare nulla: basta guardarlo, toccarlo, sentirlo sotto i piedi per percepire quella consonanza profonda tra mondi lontani. E Fabio Morandi, in questo episodio, sembra quasi un viaggiatore del tempo che raccoglie e racconta ciò che ha visto lungo la Via della Seta.
Tutto parte dal colore: emozioni annodate a mano
Nel terzo episodio, la narrazione si accende di toni caldi. Morandi apre le porte a una vera e propria sinfonia cromatica, in cui il colore diventa protagonista assoluto. Non si tratta più di scegliere il tappeto “che sta bene” col divano, ma di lasciarsi attraversare dalle emozioni che un rosso rubino o un blu notte possono evocare. Ogni sfumatura ha una storia da raccontare, e dietro ogni scelta cromatica si cela un significato ancestrale.
Morandi spiega che la tavolozza dei tappeti contemporanei non ha paura di osare, liberandosi dagli schemi iconografici del passato. I nuovi tappeti si fanno astratti, quasi pittorici, e trasformano la superficie annodata in un campo emozionale. Qui, il tappeto non è più solo decoro: diventa uno specchio di stati d’animo, una tela su cui si proietta la luce della stanza e quella dell’anima.
Metafora del cambiamento: il tappeto si fa futuro
Nel quarto episodio si respira aria di mutamento. Morandi riflette su come il tappeto sia metafora perfetta del cambiamento: un oggetto che da secoli si adatta ai gusti, agli spazi, alle esigenze di chi lo vive. Eppure, nel suo mutare, resta fedele a sé stesso. Il tappeto, anche quando cambia materiali e disegni, mantiene quell’aura di sacralità che lo distingue da qualsiasi altro elemento d’arredo.
Morandi racconta dei nuovi materiali che stanno rivoluzionando il settore: fibre naturali e sintetiche che si alternano, innovazioni che rispettano l’ambiente senza tradire la qualità artigianale. E mentre il tappeto cambia pelle, continua ad assolvere al suo compito di “spazio altro”, di luogo dove fermarsi, meditare, vivere.
Il tappeto come arte: quando il nodo incontra il genio
Con il quinto episodio si entra in una dimensione quasi esoterica. Qui, Morandi racconta le collaborazioni con artisti e designer che vedono il tappeto non come un oggetto funzionale, ma come una vera e propria opera d’arte. Ci si imbatte in tappeti che trasformano antiche tecniche in linguaggi nuovi, dove ogni nodo diventa una pennellata, ogni disegno un manifesto estetico.
Morandi cita esempi di artisti che hanno scelto il tappeto come mezzo espressivo, creando pezzi unici che trovano spazio in gallerie e collezioni. Il tappeto si svincola dal pavimento e sale alle pareti, diventando quadro, scultura, installazione. In questo scenario, la tradizione incontra l’arte contemporanea e si lascia attraversare senza timore, generando forme ibride, sorprendenti e spesso spiazzanti.
Innovazione e sostenibilità: la nuova rotta dei tappeti
Il sesto e ultimo episodio è una dichiarazione d’intenti. Morandi racconta come l’innovazione non sia più un’opzione ma una necessità. La sostenibilità guida le scelte dei produttori e dei designer: si usano fibre vegetali coltivate senza pesticidi, si prediligono tinture naturali, si riscopre il valore del lavoro manuale come gesto etico oltre che estetico.
Ma c’è di più. Morandi racconta di progetti che prevedono il riciclo di tappeti antichi, restaurati e rinnovati per una seconda vita. La cultura del riuso si intreccia con quella della bellezza, e il tappeto, ancora una volta, diventa simbolo di rinascita e di speranza.
Conclusione: il tappeto che racconta chi siamo
Ascoltare "Sentire il Tappeto" significa lasciarsi trasportare in un viaggio che non è solo estetico. Il tappeto diventa metafora di radici e ali, di ciò che ci tiene ancorati e di ciò che ci permette di volare. Morandi ci ricorda che dietro ogni nodo c’è una storia, dietro ogni intreccio una cultura, e che il tappeto, oggi come ieri, è lo spazio dove la bellezza si posa e il pensiero si ferma.
