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Tagli alla sanità, soppresso il punto nascita ad Agnone. Dal primo gennaio prossimo non si potrà più partorire

Una 'mazzata' anche per i territori dell'Alto Vastese

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AGNONE - Le paure, i timori della vigilia sono stati tutti confermati nella mattinata di ieri. A nulla le manifestazioni di piazza, a nulla la discesa in campo della Chiesa con a capo il vescovo della diocesi di Trivento, monsignor Domenico Angelo Scotti. A nulla le migliaia di firme raccolte, nonché le minacce (che resteranno tali) dei dodici sindaci della Comunità Montana Alto Molise, compresi quelli dei centri dell’alto Vastese, di Trivento e del medio Trigno di dimettersi, come d’altronde ha promesso di fare anche l’assessore regionale del posto, Franco Giorgio Marinelli. L’ospedale 'San Francesco Caracciolo' sarà trasformato in un poliambulatorio, efficace, moderno, come lo si vorrà definire, ma perderà la sua autonomia. Dipenderà da Isernia come quello di Venafro. A certificarlo durante l’incontro con il manager Tonino Sciulli e i medici della struttura altomolisana, il sub commissario alla Sanità, Isabella Mastrobuono, ieri ad Agnone. Le popolazioni del Molise altissimo e dell'Alto Vastese si mettessero l’anima in pace. E’ quanto riferiscono diversi camici bianchi a margine dell’incontro avuto proprio con la Mastrobuono. Inoltre, ed è forse questa la notizia più significativa, dal primo gennaio del 2011 non si potrà più partorire nella struttura di frontiera che nel corso degli anni era riuscita a catalizzare utenza extraregionale proveniente da zone come Castel di Sangro (L’Aquila) e Atessa (Chieti). Non sembra quasi vero, ma è l’amara realtà. Una realtà che fa male. Dove sono le rassicurazioni fatte solo qualche giorno fa da Michele Iorio? Dove sono i proclami di potenziare la struttura esternati dai politici di centrodestra? A quanto pare tutte balle per cercare di tenere buona una popolazione fatta in prevalenza di anziani. Sessanta anni di storia ed una struttura realizzata con i soldi degli agnonesi, spazzati via con un colpo di spugna in una mattinata primaverile di aprile. Con poche parole, ma eloquenti. Quella pronunciate da Isabella Mastrobuono. Una donna tutta d’un pezzo che sa il fatto suo e non è abituata a fare giri di parole. "Ha detto le cose come stanno", confermano i medici dopo il faccia a faccia di ieri mattina. E’ vero, dicono che in un’ottica di una sanità all’avanguardia, si potenzieranno i servizi sul territorio, ma basterà? Intanto lo stabile verrà trasformato in una ’riserva per anziani’ a detta dei quaranta posti letto che verranno destinati alla Rsa e si opererà in day hospital. Interventi di poco conto che inevitabilmente allontaneranno l’utenza a conferma di quanto andava predicando la Chiesa, che in tempi non sospetti parlò di "dolce eutanasia. E poi il discorso dei primari, che una volta in pensione, non saranno rimpiazzati. Insomma, il tessuto economico di un’intera area che fino ad oggi - inutile nasconderlo - veniva mantenuto per buona parte dalla struttura sanitaria e dal suo indotto, rischia di essere azzerato. E poi dicono di voler combattere lo spopolamento! Parole, parole, soltanto parole. Chiacchiere da bar. Resta la consapevolezza che a distanza di pochi mesi le giovani coppie del posto dovranno recarsi altrove per far nascere i propri figli. E per i casi urgenti? Ma questi signori sanno che il comparto viabilità altomolisano, usando un eufemismo, è da post-guerra? Sanno che a Capracotta, Schiavi di Abruzzo, Castelguidone, Pescopennataro, Pietrabbondante l’inverno è assai lungo e non permette grandi spostamenti. Sanno tutto questo? Ma no, non ricordateglielo, perchè solo una mamma che sta per partorire in simili condizioni può capirlo. Se al contrario invece sanno cosa significhi si passassero una mano sulla coscienza e facciano un passo indietro. Purtroppo siamo convinti che tutto ciò non avverà, ma al contempo ci farebbe enorme piacere se qualcuno a breve ci smentisse...
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