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MORTE DI COSIMO CAVA DOPO UNA RISSA IN UN CASOLARE DI CAMPAGNA: PROCESSO RINVIATO AL 20 SETTEMBRE A LANCIANO

Due sansalvesi a giudizio per omicidio volontario

redazione
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E' stato rinviato al prossimo 20 settembre, davanti alla Corte d'Assise di Lanciano, il processo a carico di due sansalvesi a giudizio per la morte di Cosimo Cava, avvenuta il 27 gennaio 2007 all'esterno di un casolare di campagna, nell'area di Piana Sant'Angelo. Sul banco degli imputati A.Z., 35 anni, e M.F., 43, difesi, rispettivamente, dagli avvocati Nicola Artese e Antonino e Giovanni Cerella. Per quattro altre persone, coinvolte inizialmente nelle indagini, la vicenda giudiziaria proseguirà a Vasto con l'addebito di favoreggiamento. Cosimo Cava, all'epoca quarantenne divorziato con due figli piccoli, pugliese originario di Erchie, in provincia di Brindisi, era da circa sette anni domiciliato in Abruzzo, tra Vasto e San Salvo. L'uomo, lavoratore saltuario in svariati settori, morì a causa di un "arresto cardiaco riflesso dopo la rottura del setto nasale determinato da un forte colpo in pieno viso, con ogni probabilità un pugno o un calcio" (come certificato dall'esame autoptico eseguito dall'anatomopatologo Ivan Melasecca), al culmine di una rissa scoppiata mentre si trovava, assieme ad altre sei persone, tutte di San Salvo, di età compresa tra i 25 ed i 49 anni, all'interno di una masseria dove qualche ora prima il gruppo si era radunato per compiere uno dei gesti particolarmente cari alla tradizione locale, l'uccisione del maiale. Cosimo Cava, Mimmo per gli amici, voleva ricostruirsi una vita in Abruzzo. Qualche precedente penale ed una storia d'amore finita male lo avevano portato a lasciare - sette anni prima - la sua terra di Puglia ed a provare a ricominciare in terra d'Abruzzo. Nei mesi precedenti la drammatica morte aveva lavorato come guardiano notturno in uno stabilimento balneare del centro di Vasto Marina, successivamente, aveva cercato di cavarsela con qualche 'lavoretto' da manovale.
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