Il gravissimo incidente alla piattaforma della British Petroleum nel Golfo
del Messico ha fatto emergere tutta la pericolosità delle ricerche
petrolifere in mare, rafforzando le preoccupazioni manifestate ormai da anni
dall’ampio movimento che si batte contro la deriva petrolifera che sembra
aver colpito l’Abruzzo.
Cosa succederebbe se un incidente simile si verificasse nel Mare Adriatico?
Per dare l’idea, il WWF ha semplicemente sovrapposto, nel rispetto delle
proporzioni, la macchia di petrolio su una cartina dell’Adriatico, e la
risposta emerge evidente: sarebbe la morte di tutto il mare Adriatico, che
oltretutto ha fondali molto più bassi e un ricambio molto più limitato
rispetto all’area antistante le coste della Louisiana (si tenga infatti
presente che il tempo di ricambio totale delle acque del Mediterraneo è di
circa 80 anni).
Incommensurabili sarebbero gli impatti sulla biodiversità di questo mare
ricchissimo, che ospita specie come lo squalo grigio, verdesche, tartarughe
marine, capodogli e perfino balene e che con l’apporto delle acque dolci del
Po favorisce la produttività dell’intero Mediterraneo. Senza contare la
maggiore superficie costiera coinvolta: in breve tempo, grazie anche alla
velocità delle correnti, la marea nera raggiungerebbe sia le coste italiane
sia quelle balcaniche, con impatti gravissimi sugli ecosistemi costieri -
che comprendono aree preziose come il Parco del Conero, la Riserva Marina
delle Isole Tremiti, la Riserva Marina di Miramare, tasselli fondamentali
per l’ecosistema adriatico – e sull’economia, compromettendo settori
fiorenti come quello della pesca o dell’allevamento di molluschi.
Ad oggi circa 6.000 km2 di mare antistante la costa abruzzese sono
interessati da richieste ed autorizzazioni di concessioni per ricerca ed
estrazione di idrocarburi.
“Certamente le quantità e la profondità della piattaforma nel Golfo del
Messico non sono paragonabili con le situazioni che interessano la nostra
costa”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia “ma è
del tutto evidente quanto sarebbe devastante un incidente anche di più
modeste dimensioni in un mare come il Mare Adriatico. Non solo la costa
abruzzese sarebbe devastata, ma in pratica tutta la costa adriatica, oltre a
quella balcanica, verrebbe compromessa per anni ed anni”.
Il WWF torna a chiedere che si intervenga sulla situazione delle
autorizzazioni che si stanno rilasciando nel mare antistante la costa
abruzzese così come sulla terraferma dove circa il 50% del territorio
abruzzese è interessato da richiesta di ricerca, estrazione e stoccaggio di
idrocarburi.