Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

UN RACCONTO NUOVO (per il Pd e per il Centrosinistra…)

L'intervento di Domenico Di Stefano

Condividi su:
Sabato 11 dicembre il Partito Democratico chiama a raccolta elettori e simpatizzanti per una grande manifestazione nazionale a Roma, una manifestazione aperta a chi “vuole cambiare l'Italia”, soprattutto a coloro che significano questo cambiamento con la definitiva archiviazione politica (e socio-culturale, ma qui il discorso è molto lungo…) di Berlusconi e del suo governo. Era ora che il PD assumesse una iniziativa di orgoglio e di presenza e, a prescindere da quanti saranno fisicamente in piazza, era necessario un segnale al proprio popolo e un po' a tutto il Centrosinistra. Bersani ha detto che per l’occasione saranno messe in chiaro le proposte, le idee e i progetti del PD per l’Italia, anticipando, dunque, un sussulto di concretezza per le sorti di questo nostro Paese svilito sotto l’aspetto etico e morale e atterrato sotto quello economico e sociale da un Presidente del Consiglio e da un governo davvero deludenti e incapaci. Bene fa Bersani a dimostrare che esistono proposte concrete, che è ancora possibile una politica seria che va al di là degli scandali, più o meno personali, di questo o quello, anche perché, ahimè, l’Italia pare ammortizzare con troppa disinvoltura ciò che è già troppo disinvolto! Dunque, si torni alla politica. Il raduno di sabato potrebbe essere l'inizio della campagna elettorale, sia se la competizione elettorale è dietro l'angolo sia se il percorso della legislatura è ancora lungo. Perché, diciamocela tutta, nessuno sa ancora come andrà a finire il redde rationem tra Belusconi e Fini. E questo non è un aspetto secondario: la vera partita si gioca tutta nel centrodestra e qualsiasi accordo (o non accordo) passa inevitabilmente per i leader del centrodestra, con L'UDC alla finestra (magari già semi spalancata). Quello che accadrà il 15 dicembre (il day after…) è un rebus forse fin troppo scontato e per questo inestricabile. Al PD, vuoi o non vuoi, non resta che azzeccare la strategia giusta senza bruciarsi troppo in corteggiamenti e ammiccamenti di sorta: Bersani sa che l'unico modo di “rientrare in gioco” è trovare spazi di manovra solo dopo l'eventuale sfiducia. Come? Con il governo di transizione (o come dir si voglia) che responsabilmente garantisca di aggredire le vicende economiche, che potrebbero esporre il Paese a venti di speculazione finanziaria, e di mettere mano alla famigerata legge elettorale. Due cose in memoria: la legge elettorale andava immediatamente cambiata dal Governo Prodi del 2006 e, forse, il governo di responsabilità nazionale andava messo in piedi già da allora, vista la risicata maggioranza al Senato del centrosinistra. Comunque sia, è sulla legge elettorale che si determina il vero discrimine. Da qui passa la reale rappresentanza delle forze politiche in campo e anche l’affermazione o meno del cosiddetto “terzo polo” (da seguire con interesse perché potrebbe davvero sparigliare gli scenari futuri…) e che di fatto potrebbe prosperare sui “resti” di una eventuale uscita di scena di Berlusconi il quale, a mio avviso, è proprio sulla immodificabilità della regola elettorale che pone l’ostruzionismo più deciso perché teme di perdere l’assoluto controllo che il premio di maggioranza gli offre ma che, a ben vedere, è inesorabilmente fallito in questa legislatura. In ogni caso è un film che presto arriverà sugli schermi del nostro quotidiano. Ciò che conta è che il PD ricominci a macinare politica non soggiacendo a nessuno ma partecipando interesse per tutto ciò che potrebbe arricchire la proposta complessiva del Centrosinistra. E allora anche i Nichi Vendola e i Matteo Renzi, diventano risorse molto ma molto importanti (anche quando debordano per una “prima pagina” in più), stesso discorso per Nicola Zingaretti, Sergio Chiamparino e tanti altri. Risorse non problemi! Qui non si tratta di “rottamare” nessuno, semmai di godere di nuovi“incentivi”, di idee “rivoluzionarie”, di una freschezza che a molti protagonisti dell’ultimo quindicennio ormai fa difetto, probabilmente nemmeno per demeriti propri, ma per una “condanna pubblica” che si avverte in giro come colla sulle dita. La società respira questo, purtroppo, e queste “nuove sensazioni” vanno gestite, amalgamando “vecchio” e “nuovo” nella miscela giusta per tornare a vincere. Anche a San Salvo, e non è un paradosso. Il PD locale ha un nuovo segretario nato da un parto tutt’altro che facile e scontato. Non a caso le prime dichiarazione del neo segretario sono state improntate all’ecumenismo e alla riconciliazione: speriamo che alle dichiarazioni seguano le intenzioni per arrivarci. Infatti il vero coraggio è diventare, finalmente, un’anima e un corpo che viaggiano insieme: su questo si misura la fiducia e la sfida per i giorni a venire. Al neo segretario, oltre ad un sincero in bocca al lupo, mi permetto di suggerire alcuni appunti che a mio avviso sono vitali per l’ esistenza stessa di questo PD ancora troppo esposto ai venti di correnti e caminetti che, sempre a mio sommesso avviso e così stando le cose, alla lunga ne decreteranno la morte così come ne stanno tragicamente condizionando la breve vita a tutti i livelli, dal nazionale al regionale, dal provinciale fino alla nostra inquieta vicenda cittadina. Il neo segretario è persona di lungo corso, svezzato e non indifferente alle alchimie della politica dei “professionisti” ma mi auguro anche di quanti vengono considerati spesso testimoni noiosi e non incisivi, magari sognatori solo perché privilegiano una politica di valori e cultura, per il bene comune piuttosto che il benessere autoreferenziale. Si dice sempre che c’è bisogno di tutti: lo si dimostri nei fatti! E molto prima delle scadenze elettorali. Bisogna adoperarsi per condurre il PD di San Salvo verso una nuova stagione di protagonismi, laddove esperienza ed entusiasmo siano fusi ed alleati ma per guardare avanti nelle idee e nelle proposte, nella necessaria valorizzazione di una nuova classe dirigente che già (con pazienza encomiabile) ingrossa le fila del direttivo cittadino ma che non basta e non può bastare se, in concreto e non a chiacchiere, il PD si propone come partito del III millennio. Un partito che sappia anche suscitare emozioni piuttosto che dettare (e farsi dettare) imposizioni interessate, manichee, anacronistiche e figlie di nostalgie certamente rispettabili ma non esattamente aderenti all’attuale orologio della storia. Un partito che sappia fare delle primarie lo strumento principe della partecipazione democratica dei suoi iscritti, simpatizzanti ed elettori (come da statuto), che dunque non tema la “chiamata del popolo” a cominciare dalle prossime competizioni. Un partito più al passo con i problemi reali della gente e meno avvitato sui “pruriti” e sui personalismi, un partito capace di leggere istanze e di proporre convinte soluzioni, sia nel sostenere, al completo e senza distinguo, l’Amministrazione Comunale di San Salvo fino alla sua naturale scadenza rivendicando, nel caso, anche qualche legittima punta d’orgoglio per quanto fatto e realizzato in questi anni di fatiche economiche, politiche e anche umane e sia, perché no?, assecondando qualche fruttuoso colpo di coda tutt’altro che fantasioso. Insomma, bisogna accettare la sfida di un centrosinistra rinnovato e attraente: sì, attraente, che finalmente scriva “la trama di un racconto nuovo”. Tutto questo nel mentre il centrodestra locale si appiattisce (e non è la prima volta) su presunti scandali e inchieste, coltivando l’incapacità di una proposta politica convincente sulla quale misurare il proprio consenso. A San Salvo succede l’inverso della questione nazionale: la partita si gioca nel centrosinistra cittadino, non altrove. Agli amici e ai compagni (e affini) del Centrosinistra dico che isolare l’Amministrazione Comunale oggi vuol dire perderla inesorabilmente domani. Soprattutto in ragione di nuove facce e nuove energie che attendono da tutti noi un’eredità importante, talmente importante che va anche oltre tanti degli attuali protagonisti. E dico ancora che nella politica non esistono “vendette personali” se non suffragate da consenso e seguito: solo così anche i rancori (e gli interessi) possono diventare “azione politica”, e magari anche e ancora Governo! Sempre che gli elettori non si “stufino”… Lo dico innanzi tutto a me stesso; lo dico, con umiltà e collaborazione, a tutti gli attori del Centrosinistra; lo dico con decisione al PD di San Salvo. Affinché, prima che giunga il tramonto, si possa tornare a casa. E bere un bicchiere di vino in compagnia. Sempre che la casa sia la stessa. Che, poi, chi porta il vino lo si trova…
Condividi su:

Seguici su Facebook