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DEPURAZIONE, CONDANNATI SASI E COMUNE

L'opposizione di Fresagrandinaria esulta e bacchetta il sindaco Di Stefano

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FRESAGRANDINARIA - Ora c’è anche una sentenza del Giudice di pace di Vasto: Lucia Gualtieri, infatti, nero su bianco, «dichiara non dovute le quote relative al servizio di fognatura e depurazione» e contestualmente condanna il Comune di Fresagrandinaria, nella persona del sindaco, e la ditta Sasi Spa di Lanciano, nella persona del presidente, al rimborso delle somme percepite indebitamente per un servizio non erogato, quello cioè della depurazione. Il caso, destinato a trasformarsi in un precedente vincolante, è questo: a Fresagrandinaria, come in decine di altri centri del Medio ed Alto Vastese, il servizio di depurazione delle acque non esiste, non viene erogato. Di contro i Comuni prima, e poi il gestore del servizio idrico, la Sasi appunto, hanno riscosso in bolletta le somme per la depurazione. Un odioso balzello, una tassa evidentemente non dovuta, perché il servizio di depurazione non veniva e non viene ancora assicurato. Decine e decine di cittadini hanno chiesto il rimborso ai Comuni e alla Sasi, ma sia gli enti che la società hanno menato il can per l’aia, come suol dirsi, al fine, probabilmente, di non restituire un solo euro. La questione, su iniziativa di un residente di Fresagrandinaria assistito dall’avvocato Rossano Iannone, è finita sul tavolo del Giudice di pace di Vasto il quale ha applicato la legge e ha condannato la Sasi e il Comune. E ora la sentenza, che costituisce un importante precedente destinato a fare giurisprudenza in merito, alimenta la polemica politica in paese. Pare infatti che l’amministrazione Di Stefano abbia affisso degli avvisi pubblici con i quali, secondo l’opposizione, «vuole attribuirsi il merito dei rimborsi che saranno erogati ai cittadini dalla Sasi». La combattiva capogruppo di opposizione, la consigliere Anna Adelina Dragonetti, per ristabilire la verità, ha tappezzato il paese di manifesti, sui quali si legge: «Non è certo “per gli impegni assunti con la cittadinanza”, che la maggioranza si è interessata alla questione del rimborso del canone di depurazione, ma perché ormai costretta insieme alla Sasi da una sentenza del Giudice di pace di Vasto, che condanna la società ed il Comune alla restituzione delle somme più gli interessi, e dall’ultimatum del Difensore civico regionale. E’ alquanto singolare che l’interessamento dell’amministrazione arrivi solo dopo la sentenza, dopo avere speso mille euro di onorario al legale di fiducia per opporsi al riconoscimento del diritto legittimo al rimborso del servizio inesistente. Il Difensore civico, con lettera al presidente della Sasi, definisce il comportamento della società gestore “una sorta di autoregolamentazione nella gestione del servizio idrico integrato assolutamente illecita, in un clima di totale noncuranza degli interessi e dei diritti dei cittadini del comprensorio” , e chiede a breve termine chiarimenti inequivocabili “sulla linea di condotta che la Sasi intende seguire in merito alle procedure di rimborso e di rettifica delle attuali indebite fatturazioni per canoni di depurazione non dovuti, preannunciando che in difetto, procederà a segnalare la questione alle competenti giudiziarie in sede amministrativa, contabile e penale”. La Sasi, costretta sia dalla sentenza, che ha creato un precedente sulla questione, sia dal difensore civico, ha diramato una nota ai Comuni, con la quale li invita a “divulgare tramite albo comunale l’avviso agli utenti”. Cosa pensa di aver ottenuto il sindaco Di Stefano con il recapito porta a porta di lettere che non hanno alcun valore di notifica, ma il solo fine di screditare il lavoro svolto dalla minoranza? Una ulteriore esasperazione del cittadino, che alla vista della richiesta della indicazione delle quote oggetto di rimborso e della marca da bollo si è sentito ancora una volta preso in giro dall’amministrazione dopo le tante promesse non mantenute, lo spreco di denaro in opere inutili e la salassata del raddoppio della bolletta della raccolta dei rifiuti».
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