Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Tassa depurazione, Dragonetti: La Sasi riscrive anche le sentenze

E' polemica sui mancati rimborsi agli utenti

Condividi su:
FRESAGRANDINARIA - La Sasi spa di Lanciano, il gestore unico del servizio idrico integrato, si opporrà alla sentenza del giudice di pace di Vasto che l’ha condannata al rimborso della tassa di depurazione versata dai cittadini di Fresagrandinaria, uno dei tanti Comuni del Vastese nel quale non sono in funzione i depuratori. E’ quanto annuncia, a mezzo stampa, l’attuale presidente Domenico Scutti. Secondo il nuovo dirigente della Sasi i rimborsi per la tassa di depurazione non spetterebbero a tutti i cittadini, bensì solo coloro che, privatamente, si sono dotati di una fossa imoff. «Chi scarica nel sistema fognario pubblico non può chiedere il rimborso del canone di depurazione» taglia corto Scutti. Una singolare interpretazione delle leggi vigenti in materia, che cozza palesemente con quanto messo nero su bianco, in una sentenza, dalla Corte costituzionale. I giudici hanno stabilito ciò che è del tutto ovvio: se il servizio di depurazione non è effettivamente erogato, la tassa diviene automaticamente illegittima, e va dunque restituita ai cittadini che l’hanno versata. A ciò si aggiunge la recente decisione del giudice di pace di Vasto, che ha condannato la Sasi e il Comune di Fresagrandinaria, per quanto di competenza, a rimborsare un utente. A fare ulteriorie chiarezza in merito è intervenuto anche un decreto ministeriale del 2009. «Non sapevo che la Sasi spa di Lanciano, oltre ad occuparsi del servizio idrico, avesse anche il potere di riscrivere le sentenze, addirittura quelle della Corte costituzionale», commenta ironicamente la consigliere di minoranza di Fresagrandinaria, Anna Adelina Dragonetti. Da tempo in trincea contro la Sasi per ottenere la restituzione delle tasse indebitamente introitate, la combattiva esponente politica replica, carte alla mano, al presidente Scutti. «Il secondo comma del Decreto ministeriale del 30.09.09, così recita: “Nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, gli utenti hanno diritto alla restituzione della quota tariffa imputata in bolletta al servizio di depurazione secondo le disposizioni del presente decreto”. Il comma 4 aggiunge : “Il presente decreto non si applica ai soggetti non allacciati alla pubblica fognatura che provvedano autonomamente alla depurazione dei propri scarichi”. Questi ultimi in realtà non hanno pagato la tassa, mancavano i presupposti. Il comma 5, inoltre, così recita: ”Le disposizioni del presente decreto si applicano ai soggetti allacciati alla pubblica fognatura che provvedono autonomamente alla depurazione dei propri scarichi”. Ora, come appare evidente, questo vuole dire solo che il decreto si applica anche a coloro che hanno provveduto alla depurazione in modo autonomo. A riprova vi è il fatto che in tutta Italia la norma è stata interpretata in senso allargato. In Abruzzo la Sasi si improvvisa sezione autonoma della Cassazione e dà una interpretazione ad hoc forse dettata dallo stato disastroso delle sue casse, e si inventa, tra l’altro, un modello di istanza con domanda trabocchetto scaricabile dal sito». Insomma, una sentenza della Corte costizionale, la decisione del giudice di pace di Vasto, il decreto ministeriale non bastano, alla Sasi, per convincerla ad avviare la pratica della restituzione delle quote indebitamente percepite quali tassa per un servizio non erogato. Intanto, mentre la Sasi spa di Lancino continua a far finta di niente, ignorando leggi, decreti del Ministero dell’Ambiente e sentenze, ma soprattutto il diritto dei cittadini ad avere i rimborsi, il sindaco di Fresagrandinaria, Giovanni Di Stefano, cerca di capirci qualcosa, ed ha infatti indirizzato una lettera al commissario dell’Ato e alla stessa Sasi chiedendo lumi sulla procedura che gli utenti dovranno seguire per cercare di avere indietro i propri soldi. Un esempio che forse la Sasi dovrebbe seguire arriva dal Nord Italia, da un’autorità d’ambito del Veneto. Per le utenze allacciate alla fogna pubblica, ma non collegate al depuratore, l’Ato ha sospeso il pagamento della quota tariffaria di depurazione perché «non dovuta». Nel Vastese, invece, e siamo decisamente nel Sud Italia, la Sasi continua ad inserire in bolletta la tassa nonostante il servizio sia inesistente. I sindaci, ovviamente, forse per motivazioni politiche, tacciono e a pagare, come sempre, sono solo i cittadini.
Condividi su:

Seguici su Facebook