SCHIAVI DI ABRUZZO - Nell’enclave socialista del Vastese, Schiavi di Abruzzo, “feudo” elettorale del sindaco a vita Luciano Piluso, si torna a respirare aria di censura. Il primo cittadino, che nei mesi scorsi aveva intimato al proprietario dell’immobile sul quale è posizionata la bacheca dell’opposizione di procedere alla rimozione della stessa, torna all’attacco. Dal palazzo municipale, nei giorni scorsi, il sindaco ha firmato un altro atto dai toni minacciosi con il quale detta un vero e proprio ultimatum: se entro cinque giorni quella fastidiosa bacheca non sarà rimossa ci penserà direttamente il Comune. Si tratta della bacheca installata, da oltre quindici anni, su un immobile in via Porfirio, utilizzata per l’attività politica dal gruppo di opposizione che faceva capo ad An. Il consigliere comunale Giorgio Pinnella, storico esponente missino ancora in carica nell’assise civica, fece, intorno al 1994, formale richiesta in Municipio per l’apposizione della stessa, d’accordo con i proprietari dello stabile. E proprio Piluso, che anche all’epoca era sindaco, firmò l’autorizzazione. Da allora, nonostante i continui attacchi all’amministrazione, quella bacheca non ha mai dato troppi pensieri al sindaco Piluso. Improvvisamente il primo cittadino ha cambiato idea e, non proprio coerentemente con la sua sbandierata fede socialista, chiede che la “voce” dell’opposizione sia messa a tacere. L’ultimatum oscurantista, di puro stampo totalitario, scade proprio in questi giorni. In attesa di vedere i messi comunali, o magari lo stesso sindaco, intenti a rimuovere quella maledetta bacheca, nascono seri dubbi sulla legittimità dell’atto emanato dal primo cittadino e non è escluso che la questione finisca a carte bollate.