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Intervento della Costituente Vogliamo il Parco

Posti alcuni interrogativi

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Fino a un paio di mesi fa il Senatore Di Stefano ripeteva ovunque di voler abrogare il Parco per legge. La risposta che gli abbiamo dato è stata semplicemente: "Se proprio ci tiene lo faccia, il suo partito è al governo". Ora vuole invece un referendum, seguito in questo da Confindustria. La risposta è ancora la stessa. A questo punto anche noi vorremmo fare delle domande. Come mai ci si pensa solo adesso, a 18 giorni dalla scadenza? Come mai si propone una "soluzione" che non ha alcun valore formale, trattandosi di una competenza dello Stato come già ripetuto dalla Corte Costituzionale quando bocciò il ricorso della giunta regionale di centrodestra nel 2002. Una "soluzione" che - a parte i tempi - è impossibile perché non si può chiedere un parere su una legge dello Stato; sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico: come chiedere se si è favorevoli all'aumento dell'IVA o ai limiti di velocità (strano che un senatore non sappia certe cose). Questo referendum quindi non si farà, e questo ci dispiace perché siamo sicuri che avrebbe dimostrato che esiste una maggioranza favorevole al Parco, chiarendo così le idee a molti. Confindustria propone il referendum perché sembra preoccupata del perimetro del Parco. Non sa che su questo il Ministero ha chiesto da anni il parere ai Comuni, e non sono i cittadini a dover fare queste valutazioni tecniche? Sono i Comuni a scegliere se lasciare fuori l'area di stoccaggio dei furgoni o includerla in zona D. Se non lo avranno fatto il 30/9 lo farà il Ministero, a che servirebbe il referendum? Però l'idea di Confindustria è buona. Ci sono molti settori su cui regione e comuni hanno invece potere reale, progetti che hanno pesanti impatti ambientali e sanitari di cui però i cittadini non sono mai stati informati ne tantomeno consultati dai loro amministratori. Molti di questi progetti sono sostenuti da Confindustria. Proponiamo allora alcune consultazioni popolari, certi che Paolo Primavera e gli altri politici, una volta scelta la strada della democrazia diretta, non si tirino indietro: La discarica di amianto di Ortona; Il pozzo Gagliarda 1 Dir a Ortona; La centrale turbogas di Ortona; La ricerca di idrocarburi in Adriatico Le centrali a biomasse di Treglio, Ortona, Vasto; L'impianto di estrazione di gas sotto il lago di Bomba con annessa raffineria; La centrale termoelettrica a olio di palma di Vasto; L'apertura anticipata della caccia; I ripascimenti; La variazione al PRG per il resort all-inclusive di S. Vito Chietino; Gli inceneritori per i rifiuti in tutto l’Abruzzo; La realizzazione di nuovi porti a S.Vito e a Vasto; e l'elenco sarebbe ancora molto lungo. Qualcuno potrebbe però obiettare che a Torino di Sangro c'è stato un "referendum", per cui è bene informare su come sono andate le cose. Un'impiegata scriveva nome e cognome del votante su un registro e vicino si doveva apporre una firma per il si o per il no. Chi votava dopo poteva conoscere il parere di chi lo aveva preceduto. Chiunque può accedere agli atti. Potevano votare anche i non residenti a patto che avessero proprietà immobiliari a Torino di Sangro (non si sa come questo venisse accertato). Il clima nei confronti dei favorevoli non era dei migliori. Eravamo allora nella fase in cui si diceva che sarebbero state requisite le terre, bloccati i trattori e chiusi i frantoi. Difficile anche aprire bocca con questi argomenti (falsi) contro. Ci sono stati in tutto 777 votanti con 738 no e 39 si. Si tratta del 31% calcolato però sul numero ufficiale degli elettori e non sul numero di chi avrebbe potuto votare (comprendente tutti coloro con proprietà immobiliari nel Comune). Il dato vero sull'affluenza dovrebbe quindi essere molto minore ma non possiamo calcolarlo perché nessuno sa il numero di chi poteva votare. Per confronto: ai recenti referendum nazionali, a Torino di Sangro hanno votato 1543 persone corrispondenti al 62,9% degli aventi diritto. Ognuno può così giudicare da solo, noi facciamo solo notare che chi qualche mese fa basava la sua lotta politica sul non raggiungimento del quorum del 50% ora gioisce per un 31% ottenuto nella maniera che abbiamo descritto. Ripetiamolo: parlare oggi di referendum serve solo a perdere altro tempo aspettando il Commissario, continuando a non prendere una decisione obbligata ma scomoda per qualcuno. Parlarne serve solo a dire: "Noi vi volevamo dare la possibilità democratica di decidere (falso) ma lo Stato ci ha imposto un'altra scelta (anche questo falso)".
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