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'Uomini nuovi e più coraggio': l'intervento di monsignor Bruno Forte

Crisi e questione morale al centro dell'analisi del vescovo di Chieti-Vasto

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Esiste una questione morale nell'attuale crisi che attraversa il Paese? La domanda è retorica, perché agli occhi di tutti è evidente che l'etica pubblica e quella personale che la sorregge sono spaventosamente assenti in larga parte della scena nazionale, come dimostrano gli scandali che vanno emergendo e che colpiscono figure di non poco peso dell'una e dell'altra parte politica. Il "disgusto", di cui più volte io stesso ho parlato di fronte a questo scenario, è ormai avvertito da tanta gente comune, quella cui dovrebbero dare ascolto e voce i rappresentanti del popolo sovrano. Da più parti s'invocano "passi indietro" necessari e doverosi che andrebbero fatti da protagonisti di primo piano, anche se, talvolta, i pulpiti da cui provengono simili appelli non appaiono i più credibili, pilotati come sono da interessi di parte e spesso avanzati da persone non certo in prima linea nell'accettare i sacrifici richiesti a tutti, che vistosamente risparmiano proprio la "casta". Sento montare nelle coscienze sconcerto e disorientamento: la barca fa acqua, c'è chi pensa seriamente che sia a rischio di affondare, e i timonieri della nave litigano su aggiustamenti di rotta che non sembrano in grado di raddrizzarla. Ce lo ricorda a ogni piè sospinto l'Europa delle istituzioni; se ne fa voce, alta e responsabile, il capo dello Stato. Di che cosa avremmo allora veramente bisogno per uscire dalla crisi? Le mie risposte non sono quelle di un tecnico, ma credo che facciano eco alle considerazioni dei più, specialmente di quanti toccano la crisi con mano nei bilanci quotidiani delle loro famiglie. Tre esigenze appaiono indifferibili: uomini nuovi; scelte coraggiose; alleggerimento della macchina dello Stato. Sull'urgenza e la necessità di una nuova classe di politici sono d'accordo in tanti: non si tratta di nutrire aspettative messianiche o di affidarsi a improvvisatori o imbonitori ingannevoli. C'è bisogno di persone affidabili, che abbiano competenze specifiche in rapporto ai bisogni del Paese, coltivino il senso dello Stato e il primato del bene comune e siano guidate da motivazioni etiche e spirituali alte e credibili. Soprattutto, non se ne può più di chi insegue il consenso a tutti costi, misurando i passi da fare sui sondaggi e offrendo rassicurazioni tanto ottimistiche, quanto poco fondate nella realtà. Da parte di Papa Benedetto XVI e dei vescovi italiani si è già più volte invocata una nuova generazione di politici cattolici, che sull'esempio dei grandi fondatori della Repubblica e dei protagonisti del cosiddetto "miracolo economico" conducano il Paese su sentieri di risveglio, di giustizia e di progresso per tutti. Molti - anche non credenti - vedrebbero favorevolmente la realizzazione di questo auspicio, perché riconoscono quanto grande possa essere il contributo di chi non si getta in politica per il proprio interesse, ma con motivazioni etiche forti per mettersi al servizio di tutti, come fecero al loro tempo in Europa credenti quali De Gasperi, Adenauer o Schuman. Peraltro, gente onesta e preparata delle più diverse ispirazioni in Italia ce n'è. Questi protagonisti nuovi andrebbero individuati al più presto, attraverso un movimento di partecipazione, che nasca il più possibile dal basso (penso all'associazionismo cattolico, così ramificato e presente capillarmente sul territorio, ma anche a tante forme di volontariato nei più diversi campi o a voci particolarmente responsabili del mondo sindacale), e punti su esperienza, competenza e serietà dimostrate nei fatti e riconosciute da tutti. Non è più tempo di stare a guardare o di tenersi lontani dalla politica, col pretesto di non sporcarsi le mani. Si sporca chi cede al compromesso, non chi si mette al servizio degli altri! Se si ritiene non credibile chi è sulla scena delle responsabilità pubbliche e poi non si fa nulla per creare un'alternativa affidabile, non "pasticciata", si è moralmente responsabili del male comune. Occorrono poi scelte coraggiose: la logica è semplice, stringente. Quando ci sono sacrifici da fare (e in Italia oggi c'è da farne tanti!) è giusto e doveroso che dia di più chi ha di più. L'aumento dell'Iva colpisce tutti, maggiormente i più deboli, perché induce un aumento generalizzato dei costi che risulta più o meno indifferente per chi i soldi li ha, ma grave per chi è costretto a risparmiare ogni singolo euro. Ben venga una patrimoniale esigente per i più ricchi, siano anzi questi a farsi avanti per salvare la barca comune, com'è avvenuto in Paesi europei di antica e solida democrazia. Toccare le spese dello stato sociale è ammissibile solo nella misura in cui a essere tagliati siano gli sprechi e i guadagni esagerati di alcuni: colpire genericamente chi ha bisogno, che sia l'ammalato o la persona anziana o il mondo della scuola, non giova a nessuno, fa anzi il male di tutti. C'è poi un mondo di privilegi e di stipendi d'oro che andrebbe coraggiosamente toccato, anche se a farne le spese fossero gli stessi politici chiamati a legiferare: c'è bisogno di esempio, e i sacrifici richiesti a tutti sarebbero ben più credibili se a farli in prima persona e alla luce del sole fossero gli uomini della politica. Naturalmente, anche la lotta all'evasione va perseguita con coraggio: occorre ribadire il male morale che fa chi evade le tasse, perché il denaro dovuto e non dato è in realtà sottratto ai bisogni di tutti, specie dei più deboli, se speso per finalità credibili e in modo trasparente. Infine, c'è bisogno di alleggerire la macchina dello Stato: ridurre il numero dei parlamentari (gli Stati Uniti d'America hanno un Senato di poco più di cento membri...), unificare i piccolissimi comuni, rivedere il sistema provincie-regioni, abolire enti inutili, sono provvedimenti necessari, che solo un esecutivo credibile e forte potrà portare avanti. L'alternativa a queste scelte è la rovina del Paese. Il sussulto morale necessario e urgente richiederebbe a chi lo comprende di agire di conseguenza e presto: il bene comune non può più attendere...
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