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Morte in ospedale dopo un'operazione, autopsia e nullaosta per i funerali

Le esequie funebri nella chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo a San Salvo Marina

a cura della redazione
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Il dolore e lo scoramento sono immensi: “Mio padre entra il 19 dicembre al pronto soccorso per sangue alle urine ed il 30 esce chiuso in una bara”. Una frase secca, carica di amarezza e tristezza quella di Fabio, figlio di Nicolino Gianfelice, l’imprenditore 60enne di Montenero di Bisaccia, residente in contrada Padula, al confine con San Salvo, morto all’ospedale ‘San Pio da Pietrelcina’ di Vasto dopo un’operazione chirurgica alla quale sottoposto per la rimozione di quello che era stato diagnosticato, dopo la prima serie di controlli ed esami, come tumore al rene destro “di dimensioni tali – secondo la Asl - da avere invaso anche la vena cava e il fegato". Una morte sulla quale andrà fatta la massima chiarezza, dopo le denunce presentate dai familiari di Gianfelice, a giudizio dei quali non tutto è andato a norma e a regola, in particolare nel reparto di Urologia del nosocomio vastese diretto dal prof. Luigi Schips. Ed è proprio quest’ultimo ad essere finito nel ‘mirino’ della famiglia. Oggi pomeriggio è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Gianfelice, passaggio necessario e fondamentale nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Vasto e nella stessa indagine interna subito annunciata dalla direzione aziendale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti relativamente a questo caso. Erano presenti i periti di parte, Pietro Falco per la stessa Asl, Ivan Melasecca per Schips e Christian D’Ovidio per la famiglia del paziente deceduto. E proprio su richiesta della famiglia, il sostituto procuratore Enrica Medori ha fatto sequestrare la cartella clinica coinvolgendo nei suoi approfondimenti chirurghi, assistenti e ferristi al lavoro durante l'intervento. Ad essere contestato è il comportamento seguito nel seguire il caso clinico di Gianfelice. Ecco, allora, la prima operazione il mattino del 28, il suo ritorno nel reparto di Urologia, le parole degli operatori sanitari che, a detta degli stessi familiari, avrebbero riferito di un intervento riuscito, le complicanze nel tardo pomeriggio ed un nuovo trasferimento in sala operatoria. Addirittura, intorno alle 22, la comunicazione dell’avvenuto decesso che, tra lo stupore generale per quanto successo appena poche ore prima, si trasforma in rabbia e scatena la reazione di alcuni congiunti e amici dell’imprenditore. “Io credo che chiunque avesse avuto tale esperienza avrebbe dato un calcio ad un vetro già rotto, detto parolacce che si dicono ad un arbitro di calcio tutte le domeniche e pianto”, scrive il figlio dell’imprenditore Fabio sulla sua pagina Facebook. Nel frattempo giunge anche l’avvocato Giovanni Cerella, per curare gli interessi della famiglia, e si viene a scoprire che Gianfelice, sottoposto a rianimazione, ancora respira, non è morto. Altre ore di angoscia, mista a speranza, fino alla comunicazione, ferale, all’alba del 29. Il cuore di Gianfelice ha cessato di battere per sempre. Dolore su dolore, lacrime su lacrime. E al mattino anche la ‘scorta’ della Polizia, l’intervento della quale richiesto da medici e personale sanitario intimoriti per le reazioni dei familiari e amici. “Non eravamo in condizioni di stare in piedi, senza mangiare e dormire dal giorno prima, la maggior parte di noi erano donne e uomini di una certa età e non con buona salute. Come potevamo essere così pericolosi da muovere tale scompiglio nel posto in cui abbiamo dovuto salutare e pianto papà”, ancora le parole di Fabio Gianfelice. I funerali di Nicolino Gianfelice si terranno domani mattina, alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di Nostro Signore Gesù Cristo, a San Salvo Marina. Dopo il rito funebre la salma sarà tumulata nel cimitero di San Salvo, città nella quale Gianfelice era molto conosciuto e stimato e dove svolgeva anche il ruolo di allenatore di una locale compagine di calcio a 5.
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