A quanto sembra la Pilkington vuole anticipare i tempi della riforma del lavoro, licenziando un lavoratore che fortunatamente può invece ancora godere del diritto stabilito dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ad essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo.
E tale ci appare quello subito da Alfonso Pacilli, essendogli stato comminato dalla Pilkington durante un periodo di infortunio sul lavoro. In questi casi la legge italiana parla chiaro: è di fatto vietato il licenziamento di lavoratori nel periodo di infortunio sul lavoro o malattia. A meno che non vi sia una giusta causa, e cioè avrebbe dovuto aver luogo un inadempimento o un comportamento del lavoratore tanto gravi che qualsiasi altra sanzione sarebbe stata insufficiente a tutelare l’azienda. Ma può essere una giusta causa l’aver deciso, come ha fatto Pacilli, di avvalersi del suo sacrosanto diritto di cittadino a rivolgersi ad un giudice per le ingiurie che ritiene di aver ricevuto da una persona che ricopre importanti funzioni aziendali? Evidentemente no.
Una situazione del genere, se venisse confermata nel caso del licenziamento di Alfonso Pacilli da parte della Pilkington, sarebbe inaccettabile e dovrebbe essere fortemente stigmatizzata da tutte le organizzazioni sindacali in primo luogo, ma anche dalle forze politiche e da qualunque cittadino. Non può infatti passare nemmeno l’idea che un lavoratore, varcati i cancelli della fabbrica, debba smettere di essere un cittadino con pieni diritti, per assumere un atteggiamento da servo nel feudo del padrone.
Rifondazione Comunista esprime piena solidarietà ad Alfonso Pacilli e lo sosterrà nella sua battaglia per la tutela dei suoi diritti di lavoratore e cittadino ed aderisce al presidio di protesta indetto dalla confederazione Cobas per venerdì 4 maggio alle 10.30, davanti alla sede di Confindustria Vasto.