Sotto il tiro della criminalità strutture e apparati del Comune.
Chi vive a San Salvo ha ormai la netta sensazione che la città e il suo
territorio siano alla deriva, una sorta di ''terra di nessuno'' dove chi passa
può fare ciò che vuole.
Non si ha nemmeno il tempo di analizzare e metabolizzare le ultime brutte
vicende (dall¹incendio del megaparcheggio di via Montegrappa all'incendio
dell¹auto nei pressi della chiesa di San Giuseppe, dove un anziano signore
ha rischiato di morire) che la cronaca nera ricomincia la sua nefasta
girandola. Negli ultimi tre giorni abbiamo avuto tre gravissimi episodi di
seguito: il 2 settembre, l'incendio doloso di una discarica in valle Trigno,
che ha creato una nuvola di fumo tossico lunga dieci chilometri; la notte
del 3/4 settembre, l'attacco incendiario doloso alla rimessa dei vigili
urbani di San Salvo; il 4 settembre una tentata rapina a danno di una
signora davanti alla sede Carichieti, con momenti drammatici e lesioni a più
persone.
La gente è ora spaventata, traumatizzata da eventi sentiti o vissuti in
prima persona, piena di tensione, a volte di rabbia ma del tutto sfiduciata
nelle istituzioni. Un'intera classe politica, che amministra da 12 anni
questa città è alle corde, perché non ha saputo capire le dinamiche di
evoluzione socio-economica, non ha saputo responsabilizzare e garantire la
legalità , tantomeno proteggere i cittadini da una lenta ma evidente
penetrazione della criminalità più o meno organizzata e della cultura
mafiosa meridionale. Neppure l'ultimo allarme lanciato dall'intera
opposizione a San Salvo alle autorità e alle forze dell'ordine a non
sottovalutare i rischi che un'intera comunità sta correndo e ad intervenire
con mezzi più idonei per controllare il territorio e reprimere la
criminalità , è servito a molto.
Adesso, dopo anni di politica dello struzzo, gli amministratori propongono
soluzioni tecniche per ''mettere in sicurezza tutte le strutture pubbliche e
predisporre sistemi di sorveglianza nei punti strategici''. Già , perché si
sono finalmente accorti che sotto tiro della criminalità è ora direttamente
il Comune e le sue strutture!
San Salvo era un paese che fino a vent'anni fa non prendeva lezioni da
nessuno in termini di democrazia e di legalità , dove porte e campi erano
tutti aperti, senza chiavi, lucchetti né fili spinati. Se dunque oggi San
Salvo piange e si rende conto di non poter contare che sulle risorse della
sua gente per proteggersi, dovrebbe tuttavia piangere anche il restante
Abruzzo. San Salvo è infatti la porta sud-orientale dell'Abruzzo; e se cede
al crimine organizzato, la Regione dei Parchi potrebbe diventare un nuovo
Far West. Ne sanno qualcosa la vicina Vasto e altre località costiere, che
da molti mesi registrano episodi analoghi che certo non consentono sonni
tranquilli agli amministratori comunali, provinciali e regionali.
San Salvo 5.09.2006
Impegno per San Salvo