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La Pace... ha una marcia in più!

La riflessione di Di Stefano dopo le dichiarazioni dell'assessore Artese

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Ho letto la riflessione sulla Marcia della Pace (e altro) dell'assessore alla Cultura della Città di San Salvo, prof. Giovanni Artese (leggi), e ne ho tratto un senso di sgomento e desolazione. Se anche gli intellettuali, almeno così tacciati dall'immaginario collettivo, abdicano al ruolo di pacificatori e al contempo di interpreti sapienti delle dinamiche storiche e sociali vuol dire che la deriva è sempre più stringente.

Le considerazioni di Artese non contengono una sola proposta concreta ad un percorso di 'educazione alla pace', sono piuttosto la stanca ripetizione di frasi buone per tutte le stagioni oltre al solito 'j'accuse' a 'quelli di prima'. L'esimio Professore fonda tutta l'impalcatura del suo discorrere su queste testuali parole: «Non ho MAI partecipato alle nove marce della pace indette nel periodo del centrosinistra perché lo ritenevo un fatto essenzialmente ideologico». E aggiunge spavaldo: «I risultati mi hanno dato ragione perché in quei nove anni non si è creata nessuna cultura della pace a San Salvo, ma sono cresciuti degrado, insicurezza, difficoltà di integrazione e persino un poco di razzismo».

Queste frasi si commentano da sole e da sole bastano  a certificare la parzialità, l'astio represso, l'incubo ideologico e la superficialità del ragionamento, oltre alla palese offesa alle migliaia e migliaia di persone che nel corso degli anni vi hanno partecipato. Il Nostro sostiene che a San Salvo non c'è mai stato un dibattito sulla pace. Addirittura Artese, che ci tiene a rimarcare che non ha MAI partecipato a questo tipo di manifestazione (in verità non ha mai partecipato a nulla di nulla di tutto quello che è stato organizzato e promosso in questa città almeno negli ultimi 20 anni…), sostiene che per colpa delle marce della pace (quelle del centrosinistra, s’intende!) si è anche prodotto del razzismo.

Omette di aggiungere che quasi tutte le becere espressioni razziste lette in questi giorni appartengono alla fitta schiera dei sostenitori dell’amministrazione comunale che qui il nostro Professore tenta di giustificare. Giovanni Artese è stato ed è uomo di scuola, ha insegnato e forgiato caratteri, mi auguro abbia contribuito dalla sua cattedra a seminare elementi di pace e pacificazione al netto della ideologie che pure lo stesso Artese ha incarnato in diverse fasi della sua storia, anche con itinerari diametralmente opposti.

Sono certo che il Professore si è prodigato in questo, ma, mentre rispetto alcune sue dinamiche di pensiero, trovo surreali alcune affermazioni, così false e poco rette che voglio pensare a una forma di distrazione piuttosto che ad una sorta di 'disonestà ideologica' che risulterebbe, questa sì, talora anche rozza.
A differenza di Artese conosco bene la genesi e l’evoluzione della marcia della pace di San Salvo, soprattutto nella sua forma istituzionalizzata il 4 ottobre di ogni anno, e il sindaco Magnacca, bontà sua, me lo ha pubblicamente riconosciuto in piazza nell'edizione dello scorso anno.

Ne conosco gli stimoli, le fasi organizzative, la preparazione e il cammino, i temi annuali. Ne elenco qualcuno limitandomi a quelli cosiddetti 'pubblici': l’adesione e la partecipazione convinta sia al Tavolo della pace di Assisi sia alla marcia di Assisi (siamo stati tra i primissimi Comuni ad aderire e a scommetterci!), la Piazza della Pace, il monumento alla Pace di Ettore Altieri, il braciere acceso in Comune per oltre un anno, l’intitolazione a Rabin e Arafat di una piazza alla Marina, il coinvolgimento dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati allora presieduto da Laura Boldrini, i convegni sull’Iraq e dintorni con l’Associazione “Passage of the south”, i TIR e gli aerei pieni zeppi di materiale scolastico e giocattoli (raccolti in TUTTE le nostre scuole dopo splendidi incontri propedeutici) per l’Eritrea, l’Iraq, l’Etiopia, l’Africa, i Monumenti ai Caduti di Nassirya e all’Infanzia, il percorso sulla giornata della Memoria e della giornata del Ricordo, la presenza di don Luigi Ciotti, i corsi di legalità (anche stradale) per i nostri bambini e ragazzi, i dibattiti e le esperienze durante L'altrocinema FilmFestival, l’adesione alle conversazioni sulla Shoa della parrocchia di San Nicola e, prima ancora del mio diretto impegno amministrativo ricordo il partecipatissimo Torneo della Pace e tanti appuntamenti spontanei come, per esempio, quelli sulla questione israelo-palestinese con Mons. Hilarion Capucci i cui incontri preparatori avvenivano a casa di don Piero, di Jaber Hussein oppure, udite udite, proprio a casa del professor Giovanni Artese!

Ecco perché mi sorprende molto, caro assessore, questa metamorfosi così repentina, questa ingenerosa eclissi di memoria, questa scarsa attenzione a quella che è, o almeno è stata, la biografia di ciascuno di noi. Affermare che a San Salvo, Marcia della Pace compresa, non vi siano state pagine di approfondimento e studio vuol dire mentire, rinnegare gratuitamente un percorso, semplicemente... non avere MAI partecipato!

Per il resto il tema è certamente vasto e complesso e non può essere nemmeno semplicisticamente derubricato con la «crescente diseguaglianza di reddito» e con la «necessità di tutelare maggiormente i diritti dei cittadini», che dette così sono ovvietà vecchie come il cucco se non accendono letture attente e necessariamente diverse, probabilmente lo stesso prof. Artese le leggeva in un certo modo negli anni appassionati di 'lotta continua' e li legge diversamente ora che 'ha un ruolo istituzionale'. Niente di strano per carità, i rivoluzionari spesso sbiadiscono prima delle rivoluzioni... Alcuni quesiti ad alta voce: cosa significa questa diseguaglianza che schiaccia le persone? Cosa vuol dire nel 2014 tutelare i diritti dei cittadini? E dei cittadini del mondo? Sono gli stessi diritti o pensiamo solo alla nostra enclave? E la redistribuzione della ricchezza? E il pensiero unico subdolo che omologa per governare? Cosa vuol dire legalità e giustizia per i bambini di San Salvo e per quelli del Pakistan o dell'India di Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi, straordinari Nobel per la Pace 2014? I gesti 'non convenzionali', tipo accogliere 30 sfortunati, di cui parla Fabrizio Ciurlia sono una minaccia alla giustizia e alla legalità? Ma poi cosa c'entra l'accoglienza e la sistemazione di 30 cittadini eritrei in disgrazia con la giustizia e la legalità? Forse qualcuno ha chiesto al nostro sindaco-avvocato di trasgredire la legge?

Parliamo chiaro: queste persone sono state sloggiate perché non erano gradite, sotto ogni punto di vista e con qualsiasi motivazione (qualcuno ha parlato persino di luoghi turistici che soccombono...). Insomma, la giustizia e la legalità non c'azzeccano niente, trattasi invece di un'impostazione culturale e di una scelta politica precise e riconoscibili, valide tanto che per chi le pratica quanto per coloro che la pensano all'esatto contrario, si può condividere o meno, ma non si sparino baggianate sulla sicurezza, l'illegalità e altro! E allo stesso tempo non si dica che questi sono discorsi validi in ambienti religiosi e squisitamente ecclesiali, Fabrizio Ciurlia è un laico adulto che, come tanti, impasta Fede e vita quotidiana senza rinunciare a nulla, senza istigare alcuno all'illegalità o all'abbassamento del reddito! Forse che a persone serie e disponibili come Claudio Pracilio, come il sindaco di Lentella e tutta la sua comunità, che hanno aperto le porte ai 30 eritrei qualcuno ha chiesto il certificato di battesimo o di cresima? Vale lo stesso per decine e decine di sindaci e amministratori che non hanno ragionato come l'amministrazione di San Salvo, tutto qui.

Non voglio credere che il Prof. Artese vaghi ancora nell'incubo anticlericale e antiecclesiale, ancora imbrigliato in un retaggio superato e retorico tanto da non verificare la straordinaria laicità, matura e impegnata, che molti, credenti e non, esercitano nel mondo e nella storia, San Salvo compresa! Non a caso l'ultimo progetto in itinere sulla legalità approvato dal Comune porta la firma della Cooperativa 'Nuova Solidarietà', che non è un covo di pericolosi 'chierichetti', ma uno staff di professioniste/i che sanno leggere e spiegare i segni dei tempi per il bene della società tutta, senza distinzioni alcune!

Lo ripeto: abbiamo particolarmente bisogno di pacificatori instancabili piuttosto che di marciatori occasionali. Pacificare oggi vuol dire calarsi nel quotidiano e nella complessità dei tempi, vuol dire gestire paure che pensavamo inesistenti, vuol dire stare bene con se stessi ma solo se questo bene è condiviso e diventa, al contempo, concime per accogliere e diserbante per evitare solitudini. Vuol dire cominciare (o tornare) a ragionare di grandi orizzonti, di grandi passioni, di politica e politiche, di economia e diritti, di uguaglianza e libertà, di giustizia e accanto alla giustizia anche di perdono e amore. Questi non sono slogan da baci perugina, sono azioni concrete e chi governa è (dovrebbe essere!) pietra angolare di esempi e azioni concrete! Nel mio programma di candidato sindaco c'era, tra l'altro, la creazione di un Centro Permanente di Educazione alla Pace e alla Legalità, ne ho parlato più volte anche in Consiglio Comunale, piuttosto invano.
Cedo volentieri il copyright e se può interessare diamoci da fare tutti insieme. Io sono pronto. Noi siamo pronti. Sì, siamo già in marcia... perché la Pace ha già una marcia in più!

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