Ci dispiace constatare l'ignoranza (cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto) del consigliere comunale Nicola Sannino, che si accompagna all'aspirante autocandidato sindaco Gabriele Marchese. Occorre che faccia chiarezza prima con se stesso, poi con la lingua italiana e poi con i cittadini di San Salvo. Non avendo argomenti è impegnato seriamente a menar il can per l’aia (continua a parlare di un argomento senza mai arrivare al dunque).
Dicasi quattro gatti quando ci sono poche persone. Le fotografie pubblicate sui siti locali hanno, dimostrato come il numero del pubblico presente all'incontro in piazza di sabato scorso del centrosinistra si poteva contare, esclusi gli oratori, sulle punta di quattro mani.
Ha ragione Sannino, forse non avremmo dovuto prendere in prestito il termine “sceneggiata napoletana” che tanto ha infastidito la sua sensibilità di napoletano doc e di chi va ancora indietro ai luoghi comuni delle prese in giro per le origini dei propri natali. Ma abbiamo provato ad aggiungere altri aggettivi alla parola sceneggiata: sui motori di ricerca non è comparsa nemmeno una volta “sceneggiata milanese” né “sceneggiata calabrese”, né “sceneggiata romana” e neppure “sceneggiata torinese”. Ma solo e soltanto “sceneggiata napoletana” (genere di rappresentazione popolare con canto e recitazione melodrammatica).
Ha ragione Sannino non si addice né a lui né a Marchese la “sceneggiata napoletana”: stavano recitando persino in malo modo davanti alla telecamera ed è per questo che suona offesa a quella tradizione.
Cosa c’azzecca la creazione artistica, culturale e teatrale di una comunità? Rivedete il filmato e anche il più distratto si accorgerà della scarsa spontaneità e della teatralità da avanspettacolo utilizzata in quella comica farsa che nulla ha a che vedere con la politica e la Città di San Salvo.
Dai Nicola, non prendertela.
Post scriptum: per aiutare Sannino a una migliore comprensione delle parole abbiamo chiesto aiuto (per lui) a Wikipedia.