E sono 4 i mesi che registrano la paralisi del consiglio regionale, un sequestro istituzionale causato dalla doppia carriera politica di Luciano D'Alfonso.
Eletto in Senato ma restio a mollare la poltrona di presidente, il neo senatore D'Alfonso sottopone la regione a un vero e proprio sequestro istituzionale. Non abbastanza sicuro della poltrona romana per abbandonare quella abruzzese, non abbastanza leale da mettere l'Abruzzo che lo ha scelto nel 2014 al primo posto rispetto al velluto rosso di Palazzo madama.
Ed è a causa di questi tumulti dell'anima del Presidente Senatore che anche oggi i lavori del consiglio regionale si sono visti improvvisamente interrotti a causa degli impegni da senatore del Presidente D'Alfonso. E' questo quello che secondo Luciano D'Alfonso meritano gli abruzzesi: un presidente a mezzo servizio, un consiglio regionale interrotto a causa delle riunioni romane del PD.
E se D'Alfonso non conosce l'etica delle dimissioni, non è da meno il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio che esita a convocare la Giunta per le elezioni che potrebbe e dovrebbe prendere atto dell'incompatibilità del presidente-senatore, dichiararne la decadenza e sciogliere il consiglio regionale permettendo agli abruzzesi di tornare al voto. Anche per lui, evidentemente, l'attaccamento alla poltrona è più forte del rispetto per le istituzioni.