"Il prossimo 19 ottobre compirà un anno. Ciononostante è come se non fosse mai nata. Sostanzialmente è morta in culla. Improntata al buon senso e all'utilizzo con parsimonia e raziocinio del denaro pubblico, la proposta legislativa numero 439 del 2017 (della quale sono l'unico firmatario) sono oltre 9 mesi che dorme sonni tranquillissimi.
Tutti gli sforzi da me profusi affinché, nel merito, venisse esaminata dalla Commissione competente sono risultati vani. La maggioranza a guida PD non vuole sentire ragioni ma soprattutto non la vuole discutere. Meglio tergiversare. Meglio inserire la sua trattazione, costantemente, agli ultimi punti all'ordine del giorno delle varie sedute del Consiglio regionale con la certezza che verrà rinviata sine die e dunque mai affrontata.
Vergogna, turpitudine, sconcezza? Forse nessuno di questi termini rende appieno l'idea dello sperpero di denaro pubblico che la mia proposta vorrebbe evitare ma che la sfilacciata maggioranza che ha in mano il potere in Abruzzo non mi permette di concretizzare". Sono parole al vetriolo quelle che il consigliere di Sinistra Italiana Leandro Bracco utilizza nel commentare una questione che riguarda un suo progetto di legge che a partire dallo scorso 10 aprile e per la sesta volta consecutiva è stato inserito agli ultimi punti del Consiglio regionale la cui prossima seduta è stata fissata per martedì 7 agosto.
"E' un film già visto in numerosissime circostanze – esordisce Bracco – In questi quattro anni di legislatura, in non poche occasioni, colleghi di maggioranza hanno protocollato proprie proposte di legge che dopo pochissimi giorni hanno trovato l'approdo e l'immediata approvazione dalla Commissione competente. Tempi da record che farebbero impallidire pure Speedy Gonzales. Per quanto riguarda invece miei disegni legislativi, i tempi sono a dir poco biblici". Ma cosa concerne la proposta di legge 439/17?
"Il tutto incredibilmente inizia – afferma Bracco – il 27 dicembre 2012, data in cui l'Ufficio di Presidenza presieduto dal forzista Nazario Pagano si riunisce per esaminare e dare l'ok a una deliberazione che a mio parere è una vera e propria bestemmia ai danni della collettività . 48 ore dopo il Santo Natale e giorno in cui lo stomaco di quasi tutti gli italiani è ancora impegnato a digerire ciò che si è ingurgitato sia il 25 dicembre che a Santo Stefano, Pagano stesso insieme a Giorgio De Matteis, Giovanni D'Amico e Alessandra Petri (l'unico assente fu il dipietrista Paolo Palomba), decidono che tutti i consiglieri regionali d'Abruzzo, per l'esercizio del mandato, debbano guadagnare una cifra netta che al massimo può toccare l'importo di 4500 euro al mese ma che non può assolutamente essere inferiore ai 4100 euro. Il tutto dipende dalla distanza esistente fra la propria residenza e la città de L'Aquila.
Cifra che, ovviamente, si va a sommare sia all'indennità di carica (6600 euro lordi mensili) che a quella di funzione (dagli 800 ai 2700 euro lordi al mese)". "Mi chiedo quale sia stata la logica razionale – evidenzia Bracco – che ha portato l'Ufficio di Presidenza targato Pagano a prendere una decisione a dir poco contronatura. Un consigliere regionale che vive a L'Aquila è normale che percepisca un importo assai simile a quello di un collega che ad esempio arriva da Vasto e che dunque, per raggiungere l'Emiciclo, si fa tra andata e ritorno ben quattro ore di macchina? La risposta di una persona sana di mente non può che essere no.
E invece in Abruzzo anche una cosa assurda come quella appena citata è divenuta normale. L'anormalità che diventa regola". "Il mio progetto legislativo – rileva il Consigliere Segretario – è molto semplice ma soprattutto la sua pietra angolare è una e solo una e cioè il buonsenso. A ogni consigliere la cui residenza si trova entro i 50 chilometri di distanza rispetto a L'Aquila, ogni mese vanno accreditati 1500 euro. Gli eletti la cui abitazione è ubicata tra i 51 e i 100 km sempre rispetto al capoluogo regionale abruzzese, si mettono in tasca mensilmente 2000 euro. A chi vive oltre i 100 km di distanza rispetto all'Emiciclo, ogni trenta giorni, spettano 2500 euro". "Proposta comunista e draconiana? No. Semplicemente si tratta di un progetto legislativo rispettoso della collettività e del denaro pubblico. Verrà approvato facendo così risparmiare alle casse pubbliche, ogni anno, ben 870mila euro? Ovviamente no e la responsabilità non potrà che essere addebitata alla maggioranza a guida PD. E la distanza già siderale fra popolo e Palazzo – conclude Leandro Bracco – s'incrementerà sempre più". (com/red)