La nuova Villa Comunale di San Salvo tra simbologie industriali e paradossi
urbanistico-ambientali
Con la ''cerimonia d'inaugurazione'' del 29.05.2005 è stata dunque riaperta al
pubblico la Villa Comunale di San Salvo. Dopo la lunga cantierizzazione, che
ha provocato l'inagibilità dello spazio verde e intralci all'intero
quartiere, dopo i 600.000 euro già spesi per i rifacimenti e le modifiche
(altri 300.000 sono previsti per la fontana) è ora possibile finalmente
trarre qualche considerazione su quanto è dato di vedere.
La definizione data dagli amministratori locali all'intervento (''coraggioso
e non meramente conservativo'') ci pare senz'altro appropriata: perché le
novità sono tante e non sempre comprensibili. E' ovvio perciò che siano
spiegate, come vanno spiegati i giardini all'orientale o le simbologie
relative alle grandi aziende industriali: in quanto nessuno ci arriverebbe
per proprio conto.
Novità nelle impostazioni e nelle tecnologie non eliminano tuttavia la
percezione immediata di un grande caos, una grande confusione dovuta
soprattutto all'assenza di riferimenti urbanistici e ad una concezione del
verde pubblico come luogo d¹immagine piuttosto che luogo di relax,
socializzazione e trionfo della natura.
Infatti il nuovo progetto:
a) elimina la importante e razionale strada di collegamento tra via Istonia
e l'edificio della scuola media ''S. D¹Acquisto'', costringendo i 600 alunni,
i docenti, e il personale tutto dell'edificio scolastico ad entrare ed
uscire dalla retrostante strada E. Toti, peraltro né larga né comoda;
b) rinuncia al faraonico ma sensato progetto di collegare via Roma e piazza
Aldo Moro (dove si sarebbe dovuto realizzare il complesso del cinema-teatro)
surrogando il previsto boulevard con un intrico di strade, stradine, larghi
ecc. tutti fortemente cementificati;
c) e ridimensiona l'area verde vera e propria ad una metafora, in quanto
tutta la parte centrale della Villa rimane infossata e a scarsa copertura
arborea.
Sulla stampa abbiamo letto che il sindaco Marchese e l'assessore Cilli hanno
''pensato ad una villa comunale che rispecchi il retroterra socio-culturale
nel quale è inserita''. Evidentemente per ''retroterra socio-culturale'' gli
amministratori intendono quel pensiero che ha già prodotto la nuova ''Porta
della Terrra'', il megaparcheggio di via Montegrappa, la sistemazione di via
M. D'Azeglio e diverse altre opere pubbliche (fino al progetto di
porticciolo turistico), che con la cultura di San Salvo hanno veramente poco
a che fare e molto invece con la cultura del ceto politico che regge il
Comune.
Per ultimo va detto che la pesantezza dell'intervento, l'impatto cioè del
cemento sul terreno vegetale era stato da noi sempre sconsigliato per motivi
di ordine idrogeologico. Per chi non lo sapesse la villa comunale venne
realizzata nei primi anni Sessanta del Novecento con terreno di riporto
della costruenda SIV, colmare un vallone profondo 20/30 metri. Un terreno
che ha sempre ceduto nel tempo, soprattutto a seguito di forti alluvioni, e
che dunque non può essere trattato come un solido strato roccioso.
In conclusione condividiamo le critiche di chi ha parlato di ''spreco di
denaro pubblico'', ma aggiungiamo l'aggravante della saccenteria, il delirio
di onnipotenza di chi continua a ignorare la storia e la cultura di questa
nostra cittadina nonché le opinioni di chi la abita.
San Salvo, 20.05.2005
Impegno per San Salvo