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'Il libro crea indipendenza' primo atto di una iniziativa da coltivare

Si è svolto, presso l’agenzia CreaEventi, il primo incontro per lo scambio di libri e cultura

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Nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì diciassette ottobre, l’agenzia CreaEventi di via Roma ha messo a disposizione il suo locale per poter portare avanti una propria iniziativa culturale. L’azione, ideata e promossa dal fondatore dell’agenzia Emanuele Di Nardo, fa parte di più vasto programma di incontri che prendono il nome di Emporio della cultura.
L’ideatore ci ha spiegato che la sua agenzia nasce con la voglia di sviluppare eventi di ogni tipo senza dimenticare la cultura che ormai, in Italia, sembra essere stata messa da parte. Tuttavia, nella nostra zona appaiono segnali positivi provenienti dai cittadini che scelgono di avvicinarsi al sapere anche attraverso queste iniziative. Il pubblico ha un’età variegata, anche se la maggioranza è compresa tra i quaranta e i cinquant’anni; ciononostante alcuni giovani cominciano a far sentire la propria presenza motivando, in tal modo, gli organizzatori.

L’evento in questione è partito in sordina, forse anche per il tempo messo a disposizione dall’organizzazione stessa. Certamente nelle prossime occasioni l’affluenza sarà maggiore anche grazie al passaparola di chi ha partecipato. Emanuele ha poi aggiunto che l’obiettivo è quello di ampliare lo spazio culturale nella città, percorrendo quindi una strada non proprio in discesa ma che promette risultati a medio o lungo termine. La prima opera a metter piede fuori della sede dell’agenzia è stata l’Otello di William Shakespeare, una 'perdita' colmata subito da Omero, Iliade del nostro connazionale Alessandro Baricco. In seguito è proseguito lo scambio senza nessun tipo di censura ma solo in base al gusto dei lettori.

Chiudiamo con una domanda rivolta direttamente ad Emanuele:
Nel passato Stendhal ha parlato del libro come mezzo di emancipazione per la donna che, leggendo, avrebbe avuto di cosa parlare; Goethe ha causato, indirettamente con il suo I dolori del giovane Werther, una serie di suicidi d’amore in tutta Europa; senza considerare che, Walter Siti, ha condannato, in un suo saggio, il romanzo dell’ottocento perché apparentemente poteva influenzare le lettrici le quali potevano spingersi verso l’emulazione delle loro eroine.
Alla luce di tutto ciò, secondo te è ancora lecito aver timore del libro e dei suoi effetti?

Emanuele Di Nardo: «Dunque, secondo me no. Perché ormai la produzione libraia è arrivata ad un tale livello di creazione che chiunque può scegliere se leggere superficialmente o farsi influenzare da un determinato argomento. Ciò non toglie che la vera cultura passa attraverso la parola scritta che deve essere accolta dalla mente di chi la osserva, pertanto il libro assume una elevatissima importanza per lo sviluppo culturale del singolo e del Paese».

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