A San Salvo da diversi anni esiste Comunione Liberazione, un movimento ecclesiale il cui scopo è quella di diffondere il concetto della «bellezza e l’utilità della fede per affrontare le urgenze del vivere». Questo movimento è stato fondato da don Giussani (nato a Desio il 15 ottobre 1922 e morto a Milano il 22 febbraio 2005) presbitero e teologo italiano, per il qual è in corso il processo di beatificazione. La mamma Angelina Gelosa l’aveva introdotto alla fede cattolica mentre il padre Beniamino, socialista anarchico, gli aveva trasmesso la passione per la musica, la letteratura e l'invito costante a ragionare sul perché delle cose. La sua vita e i fondamenti del movimento sono la sintesi di concetti che talora possono essere l’uno l’opposto dell’altro. L’avvenimento cristiano, vissuto nella comunione (in Cristo), è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo.
La prof.ssa Marisa Fabrizio, la prof.ssa Maria Iole Monaco, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di San Salvo Giuseppe Lavecchia e il prof. Salvatore Abruzzese del dipartimento di Sociologia sociale di Trento, nel presentare il libro Vita di don Giussani scritto dal noto giornalista Alberto Savorana ed edito da Rizzoli, hanno raccontato la bellezza del movimento di Comunione Liberazione.
Don Giussani scopre Dio nella bellezza del creato. Egli era innamorato del sapere e nel suo lavoro di docente cercava di trasmettere ai ragazzi «l’imparare a imparare» per segnare un percorso di vita non tracciato da nessuno. Voleva bene ai suoi studenti e si prendeva cura di loro.
Il libro racconta anche scorci di cronaca (come il caso Aldo Moro) dal dopoguerra ad oggi alla luce di Cristo.
Don Giussani andava in giro con un giradischi che usava per far ascoltare la musica ai ragazzi poiché lui riteneva che nell’arte c’è Dio. Cercava di appassionarli con la bellezza della musica. Finchè l’uomo non trova Cristo egli è un uomo vuoto.
All’epoca non esisteva la protezione civile e Don Giussani coinvolgeva molti giovani per aiutare il prossimo durante la domenica.
Egli si definiva un «testimone del fatto cristiano». La razionalità della fede, implica un concetto preciso di razionalità . Non esistono vie di mezzo o Dio c’è o è la semplice sorte che governa. Se si percepisce che Dio c’è ogni cosa va vissuta alla luce di Cristo.