“Sono nato l'11 maggio del 1970 a La Spezia, ma ho vissuto a Caserta fin dal '71. Terzo di quattro figli maschi, ho passato la mia infanzia nell'Oratorio dei Salesiani di fronte al quale abitavamo. Lì ho imparato a giocare a basket, a calcio, a pallavolo, a ping pong, e anche a recitare, a suonare, a cantare e a servire messa”.
Così Tony Laudadio inizia a parlare di sé nella biografia autografa della sua pagina internet personale.
Una descrizione che rende a pieno il carattere eclettico di questo artista, casertano doc, che si è formato alla Bottega di Vittorio Gassman e vanta una lunga carriera nel teatro, come attore e autore di testi. Ha collaborato per un lungo periodo con Tony Servillo e, nel cinema, con Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Edoardo De Angelis.
Laudadio, inoltre, ha esordito anche nella narrativa nel 2013 e presenterà a Vasto il suo ultimo romanzo “Preludio a un bacio”, edito da NN editore, nella prima serata della rassegna estiva ‘Book & Wine’.
Domenica 5 agosto, alle ore 22.15, racconterà la storia ‘a ritmo di jazz’ del protagonista Emanuele, un musicista barbone che vive e suona agli angoli delle strade.
Lo abbiamo intervistato per sapere qualcosa in più su di lui.
Il suo ultimo romanzo “Preludio a un bacio” è cadenzato a ritmo di jazz. Che rapporto c’è tra parola e musica? In che modo la musica ‘entra’ nel libro?
Il protagonista apre il romanzo con un’affermazione chiara in questo senso: la parola è la sorella stronza della musica. Io sono convinto del primato della musica sulla parola e però, ovviamente, vivo - e racconto in Preludio a un bacio - un’evidente contraddizione: la parola è la sostanza stessa del romanzo (e aggiungerei di molte delle altre arti da me coltivate) e pur essendo una comunicazione inferiore alla musica, è ancora la più funzionale. Ciò che si può provare a fare è tirare le parole verso la musica, conferire loro un lirismo e una purezza senza dimenticare l’esigenza della comunicazione diretta. E’ ciò che fa la poesia.
Chi è Emanuele, il protagonista del libro? Da dove viene e cosa cerca?
Emanuele è sostanzialmente un barbone, o se si vuole alzare il tono, un musicista di strada. La collocazione però gli consente di guardare il mondo da una prospettiva ”eccentrica”, fuori dal comune sentire, e questo lo rende quanto meno particolare. Non saprei dire cosa cerca, credo quello che cerchiamo un po’ tutti: serenità, pace, affetto, amore. Il problema è il modo e le scelte. E siccome molte decisioni vengono prese da tutti noi quando non siamo ancora in grado di prenderle, da quei noi stessi giovani che sono altra cosa rispetto a ciò che siamo da vecchi, ne paghiamo sempre le conseguenze, nel bene e nel male.
Cosa pensa Emanuele delle donne e che relazione c’è tra la sua personalità e il mondo femminile?
Di cos’altro può scrivere un uomo se non di una donna, dice Emanuele, e questo sintetizza molto il suo pensiero sul mondo femminile. E’ una piacevole quanto ineluttabile costrizione che ci viene dalla natura la necessità delle donne. In più Emanuele percorre un viaggio che definirei salvifico nel riscoprire il suo stesso femminile, rappresentato dalle donne della sua vita.
Chi è il lettore ideale di questo libro? Cosa deve aspettarsi?
Non c’è un lettore ideale, nel senso che i lettori sono tutti perfetti per questo libro. Ho notato però che piace molto anche ai non lettori, ovvero a coloro che hanno scarsa frequentazione con i libri e che si limitano a uno o due libri l’anno. Mi piace l’idea che il romanzo abbia più livelli di fruizione, a partire da quello a mio parere più importante: il piacere immediato, direi quasi fisico della lettura.
Musica, scrittura, drammaturgia. Qual è il trait d’union di queste forme d’arte? C’è un Laudadio per ognuna di esse o c’è un quid in comune?
E’ meno difficile di quanto sembri occuparsi di più arti e credo che tutto si concentri nella parola “desiderio”. Qualcuno la chiama passione. Ovviamente sul gradino più alto, per quanto mi riguarda, sta la musica, l’arte ancestrale, la più antica e la più diffusa in natura. Tutte le altre, più sotto, hanno in comune i personaggi e le loro storie. La persona in sé, arriverei a dire, che è ancora il centro di qualsiasi forma d’arte e sua unica ispirazione.