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Funghi dei nostri boschi: tra delizie sognate e nemici mortali

Fidarsi non è bene, non fidarsi... è meglio

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È la stagione giusta, di acqua ne è caduta fin troppa e, anche se abitiamo vicino al mare, non mancano i  cercatori abitudinari con qualche conoscenza, molti 'avventurieri' e, qualche raro esperto che si arrampicano sulle montagne vicine in cerca di funghi. Di certo sono una passione, un frutto quasi proibito, perché non si trovano facilmente e, se si trovano, non sempre è chiaro se hai nelle mani un killer, una leccornia, un 'soggetto' insipido, un semplice indigesto o... una gastroenterite da ricovero ospedaliero.

Di funghi esistono circa 100.000 specie conosciute tra le micro e le macro, di cui molti commestibili e decisamente buoni da mangiare ma, tra essi, si annidano certe faccine simpatiche che fanno fuori... famiglie intere.
L’esempio più eclatante? L’Amanita Muscaria, sì, quello preferito dagli illustratori delle favole, per via del suo cappuccio rosso maculato di bianco: è velenosissimo anche se non mortale. Dipende però, anche dalla resistenza fisica del soggetto. Con i piccoli e gli anziani non fa fatica a uccidere. Una persona in buona salute se la può cavare. I nemici veri però, sono 6 in totale: l’Amanita Phalloides, l’Amanita Verna, l’Amanita Virosa, il Cortinarius Orellanus e 3 specie della famiglia delle Galerina e... il sesto? ... uno qualunque dei tanti funghi a elevata tossicità che, se non si corre in ospedale ai primi sintomi, per lo più gastrointestinali, uccidono senza rimorsi.

Non fidatevi delle prove 'fai da te' del tipo: la monetina d’argento che annerisce inserita nella loro cottura, la prova del gatto, la prova dell’aglio che si fa scuro, quella della lumaca che lo ha assaggiato e altre fantasie.
L’unico modo  per identificare anzi – come dicono correttamente i micologi – per classificare un fungo, è lo studio delle spore al microscopio e l’osservazione accurata di determinate caratteristiche che permettono di dare un nome e  un cognome botanico e, come in campo medico, la possibilità di fare  una diagnosi differenziale.
Ci riferiamo a: l’odore, il colore, le lamelle o i tubuli, l’aspetto generale,  l’habitat e altre decine di caratteristiche.

La passione vera fa aumentare il desiderio di conoscenza, sono in crescita esponenziale coloro che si iscrivono a corsi specializzati. Trovare un fungo buono e commestibile è una fortuna al pari del tartufo (il sogno di tutti è il Porcino), trovarne diversi è una... Gloria tra amici intenditori.  Spesso, nei boschi, si trovano funghi calpestati e/o tagliati con il coltello: è uno sfregio alla natura che impoverisce il bosco e rompe l’equilibrio dell’ecosistema.

Se non li conoscete lasciateli vivere, sono creature belle e utili. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: dobbiamo rinunciare a cercarli e mangiarli? No, decisamente, intanto vi sono quelli coltivati che sono ottimi, poi quello di iscriversi e frequentare gli appositi corsi teorico/pratici e infine, affidarsi ad un esperto ma (?) – è doveroso sottolineare – che,  quando, gli esperti diventano eccessivamente troppo sicuri di se, e dimenticano 'l’umiltà necessaria',  prendono certe cantonate...

Le foto possono aiutare chi ha le basi, ma parimenti, essere fuorvianti e, dunque, pericolosissime. Da non dimenticare che con una certa  frequenza, un fungo buono commestibile e che crediamo di conoscere,  ha un sosia velenoso se non mortale.

Ultima raccomandazione: la paura di aver mangiato un fungo velenoso – anche se ottimo – scatena mal di pancia somatico. In attesa di gustare le tagliatelle ai funghi o un misto trifolato, cerchiamo,  fare una 'sana amicizia' - con poche specie per iniziare - di  questo saporitissimo frutto del bosco.

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