Uno degli innegabili pregi del vino è quello di rappresentare un momento di convivialità ed unione con gli altri, come accompagnamento speciale a deliziosi pasti ed ad interminabili discorsi. È un piacere che inizia stuzzicando il senso dell’udito, in quel momento in cui il tappo fuoriesce dal collo della bottiglia producendo l’inconfondibile suono dello “stappo”, seguito dall’invitante e morbido suono di quando il vino viene versato nei calici.
E poi si aprono le danze, eseguendo quel gesto inconfondibile e diffuso in tutto il mondo, in cui i calici tintinnano a contatto tra di loro. Cin Cin!
Il momento del brindisi è tra i più belli che eseguiamo. Data la sua dimensione sociale, esprime inevitabilmente vicinanza a qualcuno o a qualcosa, e si lega, anche a livello inconscio, ai momenti più piacevoli della nostra vita: il tempo libero passato in compagnia. Non a caso, in Italia ma anche in tantissime altre culture, si brinda sempre alla “salute” di qualcuno, cosa che se fatta senza ironia è espressione di benevolenza.
Ma il brindisi, essendo un rituale antico e diffuso in tutto il mondo, può avere diverse origini e differenti significati.
In Perù, ad esempio, il brindisi è un rituale particolarmente intimo, in cui chi brinda si abbevera dallo stesso bicchiere. Mentre in Cina solitamente, la persona più anziana, dopo il momento del brindisi, alza il bicchiere più in alto e quando questo rimane vuoto viene appoggiato sulla tavola capovolto, ad indicare il fatto che non ci sia rimasto nulla dentro.
In Ungheria far toccare i bicchieri tra di loro è di cattivo auspicio e l’idioma utilizzato nel momento del brindisi è “Egészségrére“, equivalente dell’italiano “alla salute!“. Mentre in Spagna la formula pronunciata nei brindisi più coinvolgenti è “arriba, abajo, al centro y pa’ dentro“, ovvero “su, in basso, al centro e dentro”, che si accompagna anche a una tipica gestualità quasi coreografica.
La parola italiana Brindisi deriva dallo spagnolo brindis, che a sua volta trae origine dal tedesco bring dir’s, “porto verso di te”, utilizzato, oltre che nei banchetti, anche come saluto.
“Cin Cin” è l’esclamazione più diffusa in occidente. Deriva dal cinese qǐng qǐng/ ch’ing ch’ing, e significa “prego, prego“. Era un saluto scherzoso e cordiale utilizzato dai marinai della zona di Canton che venne esportato nei porti europei da naviganti e commercianti specialmente in epoca vittoriana.
Nei territori anglofoni si usa dire “Cheers“, mentre in Francia “Santè” è la forma abbreviata di “a votre santè“, letteralmente “alla vostra salute”, stesso significato della parola russa “Na Zdrowie“, in uso anche in alcuni territori slavi.
In Scandinavia si dice “Skål“, nome di un antico recipiente usato per bere e nome dello stesso rituale del brindisi. La leggenda narra che tragga origine da una macabra usanza vichinga, secondo la quale i guerrieri che si riunivano per festeggiare le vittorie in battaglia, brindavano alla salute bevendo dai teschi dei loro nemici. Ma è molto probabile che derivi semplicemente dal fatto che il termine svedese “teschio” si sice “Skall“.
L’Italia risente fortemente della tradizione greca e latina. Gli antichi greci erano soliti consumare vino nei ‘simposi‘, celebri riti convivali che si svolgevano in occasioni speciali o come parte delle feste dionisiache, in onore di Diòniso, il dio del vino. Durante questi simposi, molto simili a salotti di intellettuali ma in toga, si discuteva animatamente dei più disparati argomenti e, spesso, si alzavano in alto le coppe per enunciare teorie e opinioni, o semplicemente per omaggiare gli dei in segno di devozione e ringraziamento.
Presso i latini, il vino rimane sempre legato ad una ritualità di stampo religioso o cerimoniale, ma viene attibuita a loro l’introduzione della parola “Prosit“, attualmente in uso in Germania, che deriva dal verbo “prosum” (“giovare”, “essere di buon auspicio”). Ed anch’essi, così come i greci, usavano accompagnare l’atto del brindisi a orazioni e discorsi, cosa che, nei secoli, si riflette ancora nella nostra cultura, in cui, specialmente in occasioni speciali come feste, celebrazioni e ricorrenze, si pronuncia un discorso di ringraziamento o di buon auspicio, brindando alla salute dei commensali.
NOTA BENE: così come in altre zone in Italia e del mondo, per chi dovesse trovarsi in Abruzzo, o in presenza di veri abruzzesi, la variante locale del brindisi impone di scambiare uno sguardo con ognuno dei commensali, guardandolo dritto negli occhi, indipendentemente da chi si tratti. Siamo persone che amano la tradizione e la ritualità tanto quanto la convivialità.
Articolo tratto dal blog di Vinum et Cultura, pubblicato il 12 ottobre 2016 da Vinum et Cultura