L’ultimo appuntamento di Gesù ai suoi discepoli è su di un monte in Galilea che Lui aveva indicato, la terra dove tutto ha avuto inizio. I monti sono come indici puntati verso l’infinito.
“Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”. Gesù lascia la terra con un bilancio passivo: gli sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi, e un piccolo gruppetto di donne tenaci e coraggiose.
Lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno amato molto, e sono venuti tutti all’appuntamento sull’ultima montagna.
E questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito, e sa che nessuno di loro lo dimenticherà.
Ecco dunque cos'è accaduto: con l'Ascensione il Signore comincia un nuovo modo di essere presente nel mondo.
Egli è qui, è qui ora: questa è l'affermazione centrale, il cardine della fede. E risorto, è tra noi!
Non più il volto, l'umanità di Gesù di Nazareth ma la compagnia, l'amicizia di quel gruppetto di apostoli, la Chiesa!
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”: è qui anche ora. Tutta la nostra forza, il segreto della nostra capacità di cambiare il mondo, la famiglia, il paese, il luogo di lavoro, sta in questa consapevolezza, che è la fede: Egli è qui. Gesù se ne va, ascende al cielo ma vuole restare realmente presente, vicino, attraverso noi, per mezzo del nostro cuore, volto, parole e nomi.
È una stupenda e tremenda responsabilità che Dio si serva di noi per essere conosciuto e amato, che si serva di me e di te.
L'unico vero compito, la missione più affascinante della vita è permettere al Signore di rivelarsi al mondo attraverso di noi! La presenza Sua è attraverso il segno della Chiesa. Che ciò accada è anzitutto una questione di amore.
Quando Gesù, con tanta autorità, afferma: “A me è stato dato ogni potere nel cielo e sulla terra”, gli Apostoli, e dopo di loro tutti i credenti, capiscono bene che cosa significano queste parole.
Davvero ogni altro potere è ridicolo al confronto di quello di Cristo, perché il Suo è un potere sui Cuori.
E il potere che Egli si è conquistato non per mezzo della Sua divina onnipotenza e neppure costringendo la nostra libertà per mezzo di qualche prova schiacciante. Ma la ragione di tutto ciò è che Lui può davvero conquistare il nostro cuore perché, di fronte a Lui, noi siamo assolutamente amati e liberi.
Amore e libertà, perché l'amore vero fa crescere la libertà, non è mai un possesso. Amore e libertà son due parole che l'uomo non riesce mai davvero a realizzare insieme, perché l'amore umano tende a trasformarsi inevitabilmente in un potere. Anche il più puro amore è «pervaso» dalla pretesa e dal calcolo. La testimonianza a Cristo è il potere che Lui ha sul nostro cuore.
«Un Altro vive in me» e perciò tende ad investire e a trasformare tutta la mia umanità. La liturgia ci educa proprio a questo. Amen!