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La vigna del Signore

Commento al vangelo

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Se si parla con un qualsiasi agricoltore ci si renderà conto di quanto la coltivazione della vigna richieda un’attenzione continua tanto nella cura delle singole viti quanto nella sistemazione del terreno. Per tale motivo, l’immagine della vigna è spesso utilizzata anche nella Sacra Scrittura per indicare la cura paziente e premurosa, e quindi l‘amore di Dio per il suo popolo.

Per questo l’immagine della vigna ricorre così frequentemente nell’Antico Testamento per esprimere la relazione del Signore con il suo popolo. Ogni volta che se ne parla è per sottolineare il contrasto fra tutto l’amore che il Signore prodiga per il suo popolo e l’infedeltà continua di quest’ultimo: Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?

Il frutto che il Signore attende da questa vigna, cioè da noi, sono certo le opere buone, ma non solo. Ancora più importante ai suoi occhi, infatti, è il frutto rappresentato dal ringraziamento: ringraziare per l’amore che Dio riversa su ciascuno comporta la tensione a lasciarsi plasmare da Lui per diventare così vite fruttuosa. All’amore si risponde solo con amore, un amore che si esprime anche attraverso il bene che faccio, ma prima di tutto nel riconoscere Dio quale Signore della mia vita.

La storia della relazione del Signore con la sua vigna non finisce, come nella prima lettura di oggi, con la nostra infedeltà. Cristo nel Vangelo ne ha modificato la narrativa. Nonostante l’infedeltà e la cieca crudeltà dei contadini, il padrone della vigna manda il suo stesso Figlio nella vigna per raccoglierne i frutti. I contadini uccidono anche Lui. Ma Dio, il padrone della vigna, è più forte della cattiveria e della durezza umana. Suo Figlio è il Risorto, è il Salvatore.  

Non lasciamoci dunque mai abbattere dalla costatazione della nostra infedeltà e della nostra incapacità di rispondere all’amore del Signore con amore, a tutti i suoi doni con una vita buona. Il fatto che ne siamo incapaci è una realtà che dobbiamo accettare e che deve spingerci a ricorrere alla misericordia del Signore, chiedendogli perdono, nella volontà di ricominciare ogni giorno e, soprattutto, nella fiducia di sapere che Lui è sempre pronto a ricominciare.

 

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