Colmati di stupore per quanto vedono - eppure è solo un bambino avvolto in fasce! - i pastori, oltre a offrire pane e latte a quei poveri pellegrini, diventano i primi annunzia- tori della buona notizia: «Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano» (Lc 2,18): la notizia si diffondeva, la gioia inondava i cuori, la vita cominciava a cambiare, perché c'era una speranza nuova, la speranza di quel Salvatore che era l'Atteso dell'umanità per un'era di giustizia, di amore e di pace. Questo è l’evento che è accaduto a Natale. Ora non ci sono più i pastori, sono tornati alle loro greggi, e anche gli Angeli hanno svolto il loro compito. Non c’è più la mangiatoia, ma c’è una casa, cui Giuseppe ha provveduto. Anche il racconto si fa più solenne e i personaggi non sono più degli sprovveduti pastori, ma degli studiosi venuti dall’Oriente: sono scrutatori dei segni del cosmo e della storia, ricevono attraverso la contemplazione degli astri la rivelazione della nascita del Messia atteso. Essi vedono splendere nel cielo una nuova stella più luminosa delle altre e seguendone il corso raggiungono il luogo dove è nato il Messia annunziato dagli antichi, portando in dono: oro (indica la divinità), incenso (sacerdozio e culto) e mirra (preannuncia la Passione). Dobbiamo allora domandarci: che cosa possiamo portare noi al Signore oggi?
Ciascuno può portare la fede, l'amore e la partecipazione al mistero della croce, cioè la comunione di vita con Lui.
E inoltre possiamo portare ai nostri fratelli il bene spirituale ricevuto da Gesù Bambino.
I Magi stanno compiendo una ricerca, attratti da un segno da decifrare. Sono entrati nel palazzo di un re e pensano di trovare da lui la risposta alla questione della stella, che però, nel frattempo, è scomparsa. I Magi erano partiti per Dio? No, era bastata una stella a ridestare dentro l’uomo il desiderio di partire, di lasciare la propria terra e di intraprendere un viaggio magari difficile e rischioso. Molto spesso è sufficiente una “stella”, un fatto singolare, un nuovo incontro, qualcosa di semplice, di piccolo, ma nel quale vediamo improvvisamente brillare il mistero della vita. I segni di Dio scompaiono là dove la nostra presunzione decide di prevalere: di sapere ogni cosa, di dire sempre tutto, di evitare, di escludere la grazia del dono.
È bello e consolante che Dio risponda a chiunque lo cerca: Lui non esclude nessuno…abbraccia tutti coloro che si incamminano verso Gesù, che si è fatto uomo per ciascuno di noi. Lui è la "stella" che dà il giusto orientamento al nostro cammino della vita. Ma come poterla discernere tra le tante stelle artificiali che con la loro luce abbagliante portano fuori strada? I Magi, pur con tutta la loro sapienza, per non rischiare di sbagliare su una questione così importante ebbero l'umiltà di chiedere: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorano».
I Magi erano partiti «per Dio»? Non è affatto necessario pensarlo; molto più semplicemente si erano messi in cammino perché avevano visto qualche cosa per cui valeva la pena partire, cioè hanno riconosciuto nel piccolo Gesù ciò che scrutavano nel grande cielo e tornare a casa per una via diversa.
Ora riprendono il loro cammino perché, affascinati dal mistero, sapevano che in gioco non c’era più soltanto la loro scienza di astrologi, ma c’era la verità della loro vita. E a questo punto che la vicenda della vita comincia a diventare affascinante: quando camminiamo tendendo verso qualcosa per cui vale la pena rischiare tutto. Anche se all’inizio non era chiara la mèta, era ignoto il punto di arrivo, è stato lungo il viaggio che, a poco a poco, hanno imparato a chiedere e a desiderare la cosa giusta…a domandare Dio.
Succede così per tutti. Ciò che conta è non lasciarsi vivere, ciò che conta è amare sinceramente la vita e portare su di essa uno sguardo capace ancora di meraviglia e di stupore; allora neanche per noi potrà mancare il segno della stella che porta a Cristo e alla piena manifestazione di Dio.