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Il 'Giro': così lontano ma così vicino

La tappa 'San Salvo-Pescara' seguita da un'abruzzese lontana

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‟Il Giro d’Italia ha uno strano potere: quello di trasformare in domenica ogni giorno della settimana„.

Quale frase può descrivere meglio l’emozione che riesce a suscitare il Giro d’Italia se non questa di Indro Montanelli? Quest’anno questa speciale “domenica” ha attraversato la città di San Salvo con ciclisti, maglie di mille colori, iniziative, appassionati, sportivi e spettatori dell’ultim’ora incuriositi da un evento tanto grande. Sapere che la propria città è il punto di partenza di una tappa così rilevante e impegnativa riempie d’orgoglio e di eccitazione soprattutto se, per motivi di studio o lavoro, si è lontani. San Salvo diventa importante, si fa portabandiera, assieme alle altre località previste dal percorso, di una regione straordinaria e unica come l’Abruzzo. Fa un certo effetto accendere il televisore e vedere il mare che ha accompagnato le proprie estati, la piazza che è stata abituale luogo di incontro , il campanile della propria chiesa. Ci si sente un po’ delle piccole guide a mostrare, a chi non ha mai avuto il piacere di visitarli, quei luoghi e quelle strade così familiari ed ora presentati ad un vasto pubblico. È come se un piccolo segreto venisse svelato a tutti, come se venisse mostrato al mondo un gioiello sempre tenuto nascosto. Si resta col fiato sospeso in attesa di vedere le immagini trasmesse dalla “Marina di San Salvo” e magari di scorgere tra la folla anche qualche amico o viso conosciuto. Anche se distanti dal proprio luogo di residenza si ha l’impressione di essere protagonisti di un evento insolito e, nel proprio cuore, c’è quell’aria di festa che si è in grado di provare solo quando si è intimamente consapevoli di appartenere a quel territorio, quando quelle strade e quegli edifici sono casa, la propria casa. Per anni si è stati dalla parte del pubblico televisivo del Giro d’Italia davanti ad uno schermo, per passione o per fare compagnia a qualche familiare che amava veder filar via atleti concentrati sull’asfalto e sui pedali, tuttavia al massimo orgogliosi del “Bel Paese”, della sua natura e delle sue bellezze. Questa volta è diversa, questa volta la gara è personale. Si cercano notizie e aggiornamenti su tutti i mezzi di informazione, sui social network, sperando che qualche fortunato testimone abbia condiviso foto, filmati e impressioni istantanee. Ma il “Giro” passa rapido, non rallenta per ammirare San Salvo, per conoscere meglio questa città. È una competizione e bisogna essere veloci, non si può indugiare in una sorta di “Grand Tour” sportivo alla scoperta delle meraviglie italiane. E con ogni pedalata quello stuolo di atleti si lascia alle spalle la città che tanto si è atteso per vedere sui canali sportivi e scemano i sentimenti accumulati in quella manciata di minuti di sport e passione, perdono d’intensità. Resta quella sensazione di soddisfazione, di consapevolezza di essere parte di una realtà urbana che è stata all’altezza della situazione, dal punto di vista amministrativo e da quello umano. Rimane la gioia di una metaforica domenica passata in casa, come in famiglia. Ed è proprio grazie a manifestazioni come questa che ci si sente più uniti in una comune identità sansalvese, con la speranza di aver trasmesso al resto d’Italia e del mondo, seppur tramite pochissime immagini, l’essenza profonda delle genti e dei luoghi d’Abruzzo.

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