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Appuntamento con lo sport: il Team Piacente Kombat School

Torniamo a parlare di arti marziali con la scuola di Muay Thai

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Dopo una breve pausa siamo tornati a calpestare il tatami per scoprire le caratteristiche di un’arte marziale che non abbiamo ancora trattato: la Muay Thai. Per scoprire come funziona questa disciplina e per capire se ci sono varianti nella sua applicazione siamo andati a trovare Angelo Marchesani che si allena e prepara i suoi ragazzi nel centro sportivo ‘La Selva’.

L’intervista

Partiamo, come al solito, dalla vostra storia: quando nasce il Piacente Team e come ti sei appassionato tu?
La scuola nasce nel 1996 da un’idea del mio maestro Vincenzo Piacente che approda al Muay Thai dal Karate. All’inizio eravamo solo tre o quattro atleti a praticare questa disciplina che, per l’esattezza, è sia arte marziale che sport. Questo vuol dire che, durante le competizioni, ci sono sia le figure come nel karate che i colpi veri e propri e quindi il contatto fisico.
Come ti dicevo abbiamo cominciato con pochissimi iscritti che da subito hanno dimostrato di poter ottenere ottimi risultati a tutti i livelli, non a caso, nel corso degli anni, siamo poi arrivati ad avere un totale di circa 70/80 iscritti. Per quanto mi riguarda, posso dirti che ho cominciato nel ’99 perché era una cosa che mi appassionava e solo nel corso dell’anno seguente ho cominciato a combattere veramente. Dopo questo inizio sono andato avanti sino a prendere la qualifica da istruttore a Roma da Marco De Cesaris che è uno dei maggiori esponenti di quest’arte vantando tutte e quindici le cinture disponibili. Una volta preso il ‘brevetto’ ho cominciato ad insegnare, prima affiancato da Vincenzo e dopo in modo sempre più autonomo arrivando a gestire la palestra nei periodi in cui il mio maestro non c’è.

Ci sono diversi stili di combattimento che praticate qui in palestra oppure vi dedicate ad uno solo?
No, a dire il vero ci cimentiamo in diversi stili di combattimento che hanno in comune l’assenza del kimono. Oltre alla Muay Thai pratichiamo la MMA (Mixed Martial Arts), il Grappling, il Brasilian Jiu Jitsu e il Krav Maga. Andando con ordine ti spiego brevemente di cosa si tratta: per quanto riguarda la MMA questa è una commistione di tecniche di lotta (come calci e pugni) e tecniche di sottomissione (come prese e strangolamenti); il combattimento comincia in piedi ma può anche svilupparsi in terra. Passando al Grappling posso dirti invece che utilizza le tecniche di sottomissione per costringere l’avversario alla resa che può avvenire sia verbalmente che fisicamente battendo la mano sul tappeto. Il Brasilian Jiu Jitsu è una disciplina basata sulla difesa personale che si sviluppa quasi interamente a terra. Infine il Krav Maga, ideato in Israele per l’esercito, indica proprio un combattimento a breve distanza e viene utilizzato come tecnica di difesa personale per le donne. Ci siamo avvicinati a tutte queste diverse tipologie anche a ‘causa’ dell’agonismo visto che si può partecipare alle giornate di gara portando più stili.

Per imparare tutte queste tecniche diverse quanto è importante cominciare da piccoli e quanto è importante, per voi, coltivare un vivaio in modo costante?
Fare un discorso del genere è importantissimo per entrambi gli aspetti. Cominciare da piccini favorisce oltre ogni limite un apprendimento approfondito. Per spiegarmi posso dirti che i colpi sferrati durante i combattimenti di Muay Thai con gli arti inferiori prevendono un movimento particolare dell’anca che non si acquisisce in modo naturale. Non a caso quando si cammina il movimento è sempre lo stesso mentre quando si combatte la gamba dev’essere portata all’esterno per poter colpire l’avversario con quanto più forza possibile. Ecco perché l’elasticità del bambino favorisce un rapido apprendimento di questi movimenti.
Per quel che riguarda questo settore, posso dirti che abbiamo allievi di 5/6 anni che si divertono con noi e cominciano ad affacciarsi all’agonismo solo sui 12 anni. Non ti nego che qualche soddisfazione l’abbiamo avuta con questi ragazzi, tre dei quali hanno conquistato delle medaglie la scorsa domenica a Vasto. Passando all’insegnamento posso dirti che, soprattutto per i bambini, si parte prima dalla tecnica sotto forma teorica e solo dopo si passa al combattimento vero e proprio.

Le donne possono praticare questo sport? Ci sono limiti di età?
Sicuramente le donne sono le benvenute e, anche se sono poche, si fanno valere. Noi stessi abbiamo qualche ragazza e una di loro ha anche vinto una medaglia proprio domenica. A livello di età invece non ci sono limiti per l’amatore, anche se l’età minima, come dicevo, è cinque/sei anni. Al contrario l’età massima si aggira intorno ai 52/53 anni per l’agonista (che gareggia in categoria master) e ai 38/39 per il professionista. Se si vuole vivere lo sport come semplice espediente per tenersi in forma, a mio avviso non ci sono limiti se le condizioni fisiche sono buone.

Invece sono previste protezioni per i ragazzi fino ad una certa età?
Dunque, in generale, le protezioni standard sono conchiglia, paradenti e guantoni e paragambe. Chiaramente per i ragazzi che cominciano a praticare questo sport è previsto anche l’utilizzo di un caschetto anche se fino a sedici anni il combattimento viene definito leggero (light combat). Solo dopo si passa al contatto vero e proprio togliendo gradualmente le protezioni e lasciando la tibia libera sia in attacco che in difesa. Anche in questo caso i livelli sono differenti ma non vengono indicati con le cinture, usate solo nel Brasilian Jiu Jitsu, ma attraverso le classi (si parte dalla C, passando alla B e solo alla fine si approda alla A).
Gli atleti in genere vengono preparati in base alla classe di appartenenza di modo che, lentamente, apprendano e appichino le diverse tecniche concesse dal regolamento. Solo in questo modo si giunge ad un alto livello sapendo gestire tutte le distanze. Quando parlo di distanze intendo proprio lo spazio tra l’atleta e il proprio avversario che può essere colmato con calci e pugni. Lo spazio varia in base all’altezza che non è standard negli incontri anche perché si gareggia in base al peso corporeo; io stesso ho affrontato avversari molto più alti di me e ho dovuto imparare a gestire le diverse situazioni.

A proposito di gestione, quali sono le caratteristiche del combattente?
Se parliamo di agonista, la prima cosa da curare è di certo la resistenza fisica e cercare di trovare un compromesso tra l’utilizzo delle braccia e delle gambe in modo da non risultare incompleto. Ovviamente uno zoccolo duro è costituito anche dalla psicologia dell’atleta che deve saper gestire l’incontro anche variando il proprio approccio. È logico che si può salire sul ring avendo già in mente una strategia, in questo aiuta molto la visione di vecchi combattimenti dell’avversario su Youtube, ma non sempre questo approccio paga visto che le variabili sono infinite. L’osservazione è dunque basilare all’interno del ring, ma a questo possono sopperire i ragazzi all’angolo che oltre ad incitare l’atleta hanno il compito di consigliargli una strategia dal di fuori.
Passando all’amatore invece direi che un punto in comune con l’agonista è la passione, ciononostante chiunque può praticare la Muay Thai a patto che si possegga una certa umiltà e si pensi di poter costantemente migliorare se stessi. Io stesso infatti ritengo di dover ancora imparare molto, questi sono sport in cui, di fatto, non si arriva mai ad una conoscenza totale.

Gli allenamenti come vengono organizzati?
La prima parte è del tutto fisica con esercizi vari e non sempre si arriva al combattimento vero e proprio. Per farti un esempio spesso utilizziamo uno schema su tre giorni, vale a dire: i primi due allenamenti servono a preparare gli arti magari inserendo nuovi colpi sia di braccia che di gambe (in genere si dedica un giorno agli arti superiori e uno agli inferiori), solo al terzo allenamento si mette in pratica quanto imparato con il combattimento.
Per gli agonisti il discorso è leggermente differente visto che lavorano molto con i colpitori, attraverso delle combinazioni, oppure al sacco soprattutto per condizionare le tibie ai colpi. Tutto comunque tende ad ottenere quanta più resistenza possibile da mettere poi in pratica sul ring.

Abbiamo capito che dal punto di vista fisico si richiede uno sforzo notevole, invece dal punto di vista economico quanto è pesante questo sport?
A livello economico forse quello che costa di più sono le competizioni perché si svolgono fuori quindi è più il costo legato al trasporto che quello alla gara vera e propria. Solo nel caso dei campionati italiani il costo d’iscrizione è più elevato. Infine il kit base per potersi allenare e combattere ha un prezzo che si aggira intorno ai 150€ ma va considerato che dura almeno un anno se non se ne fa un uso troppo intensivo.

Per cominciare come si fa?
Per provare basta venire qui in palestra e effettuare una lezione gratuita. Ovviamente dopo questo primo approccio si può decidere se proseguire oppure no in totale libertà.

Vedo che avete molte medaglie e coppe quindi chiudiamo con i risultati più importanti che avete ottenuto?
Forse elencarti tutti i titoli sarebbe un lavoro noioso e lungo però posso dirti i titoli italiani che ci siamo aggiudicati: io stesso ne ho conquistati 5 e oltre a me saliti sul tetto d’Italia Marco Catalano con 2 titoli e Loris Argentieri con 1. Ultimamente ci stiamo avvicinando anche ad eventi professionistici della lega pro.

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FOTO DI GIOMIX68

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