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Il presidente di Federfarma scrive a Mazzocca

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ALTO VASTESE - Il presidente regionale della Federfarma, Francesco D'Addario, ha indirizzato una lettera dai toni abbastanza duri e polemici all'assessore regionale alla sanità Bernardo Mazzocca. Il pomo della discordia è l'ormai nota deliberazione della Giunta regionale che detta nuove ''disposizioni concernenti le modalità di prescrizione e dispensazione di particolari categorie di farmaci''. Ci siamo interessati ampiamente della vicenda, dando voce alle proteste dei gestori delle piccole farmacie dell'Alto Vastese, che rischiano seriamente di chiudere i battenti, e in particolare dei disagi cui già vanno incontro i cittadini dell'entroterra a causa della discussa decisione della giunta regionale. ''Il rammarico che si esprime, - scrive il presidente della Federfarma - trova adeguata motivazione in una politica ormai persecutoria nei confronti dei farmacisti, attuata prima dal Governo centrale ed ora perseguita da quello regionale, attraverso un costante aumento della quantità di farmaci da dispensare attraverso le strutture pubbliche''. Parla di un provvedimento ''illogico'' il presidente D'Addario, con evidenti deficit di scientificità, poiché ad esempio ai pazienti ricoverati in ospedale, all'atto della dimissione, verrebbe proposta una terapia per trenta giorni ''senza verificarne nel frattempo l'efficacia, se non addirittura le controindicazioni soggettive''. In tal modo, qualora si rendesse necessaria la sospensione della terapia, i costosi farmaci, consegnati al paziente in quantità tale da essere sufficienti per i famosi trenta giorni, rimarrebbero non utilizzati, con un evidente spreco di risorse a carico del servizio sanitario. Problemi che non si avrebbero se la distribuzione rimanesse a carico delle farmacie private, che potrebbero razionalizzare ed ottimizzare, proprio perché dislocate sul territorio e quindi più vicine ai pazienti, la somministrazione dei farmaci sia dal punto di vista quantitativo, evitando sprechi, sia qualitativo, rendendo così le terapie più efficaci. ''L'inopportunità dell'atto appare macroscopica - continua la nota polemica della Federfarma - se si tiene conto dei disagi arrecati all'utenza dei residenti in piccoli comuni, delle difficoltà logistiche delle ASL per strutturare altri costosi servizi senza disporre di adeguato personale dedicato, della risibilità dell'assunzione di appena 15 farmacisti per capillari approvvigionamenti, distribuzione e controllo dei farmaci in tutto il territorio regionale''. Inoltre l'unione dei titolari di farmacia mette in discussione anche il presunto risparmio che avrebbe applicando queste nuove regole. ''Nella vigente convenzione nazionale farmaceutica, - si afferma nella missiva indirizzata all'assessorato regionale alla sanità - all'articolo 2 comma 2, si legge ancora testualmente: 'la dispensazione dei medicinali agli assistiti è riservata esclusivamente alle farmacia'. Ogni deroga alla convenzione andrebbe correttamente concordata con le parti interessate e, in particolare, con la rappresentanza delle farmacia rurali che svolgono spesso, con guadagni irrisori, al limite della sopravvivenza gestionale, un encomiabile servizio foriero di possibilità immediate di cure, benessere e, forse, di longevità della popolazione''. Insomma, una delibera bocciata nella sostanza e nella sua interezza, che produrrà soltanto disagi per i pazienti, tra l'altro senza ottenere l'auspicata diminuzione della spesa sanitaria, questa è la posizione espressa dalla Federfarma Abruzzo. Proprio qualche giorno fa l'assessore Bernardo Mazzocca aveva dichiarato: ''Siamo aperti al confronto, tanto è vero che si stanno studiando anche soluzioni alternative''. Francesco Bottone
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