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Pensioni, la posizione della Cgil

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SAN SALVO - In questi giorni in cui si moltiplicano le iniziative di approfondimento sulle tematiche legate al mondo delle pensioni, interviene nel dibattito il segretario provinciale del sindacato dei pensionati della Cgil, Germano Di Laudo. ''Il mantenimento dell'equilibrio finanziario del sistema pensionistico rimane un obiettivo costante per il sindacato. E' interesse innanzitutto dei lavoratori sapere che un'adeguata contribuzione previdenziale è garanzia di tenuta del sistema. - spiega Di Laudo - La riforma Dini del 1996 prevede che i fattori che concorrono a dare equilibrio al sistema sono tre: l'andamento del PIL, i redditi soggetti a contribuzione previdenziale e l'andamento demografico. Non ha senso far riferimento a uno solo dei tre fattori per valutare l'equilibrio del sistema. Inoltre, è sbagliato e forviante far passare l'idea che il passaggio dal sistema retributivo al contributivo voglia significare la realizzazione di una banca virtuale dove ciascun lavoratore ha un conto personale da dove prelevare la propria pensione''. ''Il metodo contributivo rende più trasparente il rapporto tra gli anni di attività lavorativa, i contributi versati e la speranza di vita dopo il pensionamento. - continua il sindacalista della Cgil - La riforma Dini, con l'introduzione del cosiddetto sistema contributivo, ha mantenuto il sistema a ripartizione, in cui i contributi previdenziali pagati dai redditi vengono ripartiti sulle pensioni. Chi sta lavorando finanzia le pensioni in essere; un sistema basato sulla solidarietà fra generazioni. Ecco perché l'equilibrio finanziario, più che sul montante contributivo, va ricercato sulle entrate contributive e sulle uscite relative alle prestazioni previdenziali''. Secondo il sindacato dei pensionati occorre concentrare la propria azione su alcuni aspetti principali: ''negoziare politiche economiche e occupazionali in grado di produrre stabilità occupazionale-previdenziale e aumentare il tasso di occupazione femminile e degli anziani; andare gradualmente verso una parificazione della contribuzione previdenziale tra lavoro autonomo, dipendente e parasubordinato; completare la riforma Dini e verificare il rapporto del prelievo fiscale che concorre per circa 32 miliardi di euro alle entrate dello Stato''. In chiusura Germano Di Laudo sostiene che ''riconfermare gli attuali coefficienti di trasformazione non vuole dire decretare la fine del metodo contributivo di calcolo, ma dare valore ai contributi versati, mantenendo l'obiettivo di garantire rendimenti previdenziali importanti e non residuali ad una età che faccia sintesi tra l'allungamento della vita, il tipo di lavoro e il livello di reddito. Usciamo quindi dalla confusione che si è creata e che rischia di depotenziare il sistema previdenziale pubblico, per ribadire che vale la pena di investire sulla previdenza pubblica applicando e completando la riforma Dini senza scorciatoie''.
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