Spesso si suol dire che la politica è sporca ma la politica non è sporca in sé ma sono le persone che la possono rendere tale. La definizione stessa del termine la identifica come qualcosa di positivo, “l’arte di governare la società”.
Cicerone reputava l’impegno politico l’espressione più significativa della virtù umana con cui “gli uomini migliori custodivano della concordia tra tutti i cittadini”.
Tanti antepongono gli interessi personali a quelli generali ma ci sono tanti altri (seppur una piccolissima percentuale) che credono e restano fedeli all' ideale e al partito politico che più li rappresenta per il perseguimento dell’interesse comune.
Un uomo che si è contraddistinto a San Salvo per la sua onestà morale è stato Giuliano Cilli, animatore dell’opinione pubblica cittadina tra il 1968 e il 2010, venuto a mancare l’8 marzo 2010.
La redazione di sansalvo.net vuole ricordarlo oggi, a 7 anni di distanza, con un intervento di Giovanni Artese, pubblicato il 13 marzo di quel 2010.
Vorrei ricordarlo Giuliano Cilli; sì, lo vorrei ricordare come “uomo pubblico” almeno, per quello che è stato e per quello che ha dato nel corso dell’esistenza al suo paese o, se preferiamo, alla sua “città”. Con ciò non intendo ridurne la figura personale e privata.
Basta leggere le poche parole che la sua famiglia ha dettato per l’annuncio funebre (“Grati per l’infinito amore ricevuto...”) per comprendere quale vuoto e, insieme, quale patrimonio di affetti egli abbia lasciato, innanzitutto alla moglie Anna e ai figli Valentina e Vitale. E’ che, nella lunga e non particolarmente intensa frequentazione, ci accomunavano soprattutto l’impegno culturale e politico, attenti come eravamo alle problematiche e alle trasformazioni che hanno riguardato San Salvo, l’Italia e il mondo da circa quarant’anni a questa parte. Rammento Giuliano studente universitario, che aveva seguito l’esperienza sessantottina del Movimento Studentesco e poi gli anni bollenti della contestazione e della nascita della Nuova Sinistra.
Lui leggeva “Il Manifesto” ed era spesso in grado di apportare con i suoi interventi (al bar, in piazza, nelle riunioni e nei convegni) una ventata di razionalità ai nostri discorsi piuttosto provinciali. Erano gli anni in cui anche a San Salvo nascevano i “movimenti” e “l’opinione pubblica” e, attraverso il dibattito sui diversi temi (scuola, fabbrica, giovani, donne ecc.), tutto si rinnovava: i partiti, i sindacati, la Chiesa, le associazioni, il modo di vivere e di pensare di interi settori sociali.
Erano gli anni degli ideali e delle grandi utopie, poi in gran parte riassorbiti (già nella decade 1980-1990) nella grande riemersa palude degli antichi vizi d’Italia. Non per questo egli rinunciava alla curiosità, alla conoscenza e alle idee di cambiamento.
Con il realismo che dà l’esperienza, abbandonava la precedente posizione politica - di estrema sinistra - e si collocava in un’area moderata, centrista, anche con momenti di militanza nella Democrazia Cristiana (poi nel CCD, infine nell’UDC) restando sempre fedele ad un metodo “illuminista” nell’analisi e nelle proposte. Frequentava - forse come nessun altro - i consigli comunali, partecipava alle campagne elettorali, interveniva sulle questioni oggetto di confronto (sviluppo economico, urbanizzazione del territorio, ambiente e servizi intesi come metri della qualità della vita).
Non nascondo di aver avuto con lui anche diversità di posizioni e diverbi in quel periodo; che, poi, il tempo si è incaricato di verificare dimostrando che la ragione e il torto non erano soltanto da una parte. Infine ci siamo ritrovati, nell’ultimo decennio, tra le poche voci di una opinione pubblica in via di dissolvimento.
Le nostre ultime energie sono state spese sui temi delle terre civiche, della sicurezza e della legalità, della valorizzazione del Centro storico cittadino. In quest’ultimo caso, consapevoli dei rischi di spopolamento e di degrado sociale, ci siamo confrontati con i residenti avanzando idee e proposte per il restauro e la conservazione del patrimonio storico-architettonico e la riqualificazione funzionale di quel comparto urbano (dove lui stesso viveva, proprio dietro la chiesa di San Giuseppe, già chiesa del monastero di Santo Salvo, cuore della storia e dell’identità cittadina).
Voglio pertanto ricordarlo così, Giuliano: mentre cammina per le strade del centro e mi incontra con il piacere di ritrovarmi, di scambiarci delle idee; ancora fiducioso che la vita possa vincere su tutto: sulla viltà, sull’invidia, sull’ignoranza, sulla stupidità del potere.
Voglio ricordarlo con quella sua equilibrata e sottile ironia, che gli permetteva di considerare la vita un poco a distanza e di non trasmettere mai tensioni o negatività alle persone con cui stava insieme. L’ultima volta che ci siamo incontrati mi aveva proposto uno studio sul processo di industrializzazione a San Salvo (1960-2010). Gli avevo risposto che avremmo potuto lavorare durante l’estate, avendo più tempo a disposizione. Lui adesso non c’è più; ma, se vorranno, altri potranno continuare in quella sua opera meritoria di educazione allo spirito critico, al civismo e al rispetto degli interessi della collettività, un’opera di cui oggi San Salvo ha davvero tanto tanto bisogno. San Salvo, 13.03.2010
(Giovanni Artese)