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L'omelia di monsignor Scotti durante la messa di Capodanno

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ALTO VASTESE - Pubblichiamo, di seguito, l'omelia di Capodanno del Vescovo di Trivento, monsignor Domenico Angelo Scotti. ''Appena da solo poche ore, salutato da botti e dai tappi di spumante, l'anno nuovo ha fatto irruzione nella nostra vita. Tante persone si sono ritrovate a pregare per offrire la propria vita e il mondo al Signore del tempo e della storia. Buon anno! Lo stiamo dicendo a tutti e stringiamo le mani per esprimere l'auspicio di tanta e autentica felicità. E' veramente bello questo intreccio di mani in occasione del capodanno: che sia anche simbolo di una rinnovata volontà di amore, di vero dialogo, di forte impegno a costruire una rete di solidarietà nella nostra comunità. E' un inizio per mettere, nel corso di tutto questo anno, lo stesso impegno con cui in queste ore doniamo e riceviamo gli auguri: rendiamo migliore la nostra e la vita di quelli con i quali ne condividiamo le gioie e le sofferenze. Ci rendiamo conto che non tutto è facile, non è un ottimismo di facciata l'augurio. Noi entriamo nel nuovo anno con una speranza grande nel cuore, essa ci viene offerta da cristo e proclamiamo con le opere e sempre meno con le chiacchiere che Gesù Cristo si è incarnato e cammina con noi. La liturgia di oggi ci invita a contemplare ulteriormente il mistero del verbo fatto carne. Il Vangelo di Luca, anche attraverso il ricordo della circoncisione e dell'imposizione del nome Gesù al divino Bambino, continua ad accompagnarci in queste celebrazioni natalizie e ci offre due stupende immagini. L'immagine dei pastori che, dopo l'annuncio dell'angelo, si affrettano senza indugio verso Betlemme. E l'immagine di Maria che raccoglie nel silenzio del suo cuore gli eventi e le parole per meditarli, affidandosi fiduciosamente a Dio. Insieme con Maria vogliamo approfondire i brani biblici della liturgia odierna per poi riflettere anche sul messaggio del Papa per la Giornata della Pace: ''Famiglia umana, comunità di pace''. La benedizione pronunciata dai sacerdoti, secondo il libro dei Numeri, era fatta nel nome misterioso del Dio d'Israele . Nella traduzione si dice ''Il Signore'', ma nell'originale ebraico c'è il nome che non è lecito pronunciare. Il Vangelo ci introduce in una seconda tappa: c'è ora un nome che possiamo pronunciare, quello di Gesù. E' lui che sta in mezzo a noi e ci rivela il volto del Padre. L'augurio della benedizione antica ''Il Signore faccia risplendere per te il suo volto'' viene così ora reso concreto nel volto di Dio con le sue parole, con la sua vita, con la sua morte. Guardando nei suoi occhi possiamo vedere il volto del Padre che brilla su di noi. Possiamo lodare e glorificare Dio come fecero i pastori che se ne tornarono con un canto di ringraziamento nel cuore. San Paolo ci dice che non abbiamo soltanto Gesù con noi, ma Gesù è in noi. Dio è in noi per mezzo dello Spirito del Figlio che grida ''Abbà!Padre!''. Questa è la benedizione più profonda. Bisognava che il Figlio di Dio si rivelasse e desse la sua vita per noi, ''per riscattare quelli che sono sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli''. Il nuovo anno civile è, quindi, un tempo da vivere come figli e come fratelli, un tempo di presenza in noi dello Spirito del Figlio, che è sorgente di pace, di giustizia e di amore. Sentiamo tanto bisogno di pace: una pace che sembra umanamente impossibile e che però tutti desideriamo, a cui tutti aspiriamo. Una pace che è riflesso della pace celeste e nasce da rapporti ordinati con noi stessi, con Dio e con gli altri. Una pace da vivere a partire dal nostro cuore, da vivere e promuovere nelle famiglie e nella stessa famiglia umana, la nostra società. Dal messaggio intitolato ''Famiglia umana, comunità di pace'' il Papa esprime innanzitutto le sue preoccupazioni davanti a chi ''anche inconsapevolmente osteggia l'istituto familiare e rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale ed internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale agenzia della pace''. E' questo un punto meritevole di riflessione: ''Tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all'accoglienza di una nuova vita, ciò che ostacola il diritto ad essere la prima educatrice dei figli, costituisce un effettivo impedimento sulla via della pace''. Sì, perché alle radici della pace c'è la famiglia, che nasce tra un uomo e una donna, ''prima forma di comunione tra persone''. E il modello della famiglia è quello che deve ispirare poi i rapporti di solidarietà e di collaborazione, anche nell'unica famiglia umana alla quale sono chiamati ad appartenere tutti i popoli della terra. E' nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che ''si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace'': la giustizia e l'amore, ma anche l'autorità esercitata dai genitori, il servizio e l'aiuto a chi ne ha bisogno, fino all'accoglienza e al perdono. Per questo non si deve perdere di vista quella ''grammatica'' che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole, come a sottolineare l'importanza dei gesti concreti. ''Ciò che più conta'' afferma il Papa''è far maturare nelle coscienze la convinzione della necessità a di collaborare responsabilmente. I problemi che di presentano all'orizzonte sono complessi e i tempi stringono. Per far fronte in modo efficace alla situazione bisogna agire concordi''. Segue quindi un richiamo particolare alla radice della legge morale: ''Una famiglia'' si legge nel messaggio del Papa ''vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad una norma comune: è questa ad impedire l'individualismo egoistico e a legare insieme i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l'operosità finalizzata. Per avere la pace c'è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco, e che protegga il debole dal sopruso del forte''. ''La norma cristiana, ma per far si che siamo davvero operanti bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi''. Il Papa invita i credenti ''ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. I credenti sanno di potersi affidare all'intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell'intera umanità, è Madre comune''. Accogliamo gioiosi l'invito del Papa e auguriamoci per tutti un sereno e lieto anno nuovo''.
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