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L'Ordine dei giornalisti sulla libertà di espressione in Consiglio Regionale

redazione
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La segreteria dell'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo ha diramato questo comunicato in merito ai rapporti, troppo spesso conflittuali, tra organi di informazione e gli amministratori regionali. ''La difesa del diritto di espressione e di critica è una prerogativa di tutti i cittadini (Dichiarazione universale dei diritti umani, Costituzione Italia) e lo ancor più per i giornalisti che non possono per nessuna ragione prescindere da tale precetto. (Legge 3 febbraio 63 n. 69). Qualsiasi tentativo ispirato a qualsivoglia ragione, fosse anche quello ''mirato a rendere funzionali i luoghi al decoro e alla dignità dell'istituzione'' , non può trovare d'accordo l'organismo di autodisciplina dei giornalisti italiani. E' una questione di preminenza di diritti e di tutela di quelli inalienabili come e' appunto la libertà di stampa. Tracciato il quadro generale, adesso veniamo alla vicenda che ha visto un dirigente del Consiglio regionale, ossia dell'assemblea legislativa abruzzese, cestinare o strappare (non si è capito bene) un numero imprecisato di copie di un giornale, L'Editoriale, con aggressione verbale o senza aggressione verbale nei confronti di una dirigente sindacale che lo aveva in mano. Il dirigente dovrebbe ben comprendere, per il ruolo che ricopre, che una cosa è il rispetto della dignità delle persone che acquista maggiore rilevanza quando questa è in posizione di subalternità (e, oltretutto, e'una donna) altra cosa è l'attacco al diritto fondamentale della libertà di critica e di espressione. Per la prima non sarà certamente l'Ordine dei Giornalisti, fatta salva una inderogabile espressione di solidarietà nei confronti di chi ha subito l'attacco, a doverne accertare i modi e le forme in cui esso è avvenuto. Sull'altro aspetto è lo stesso dirigente, stando ai resoconti di stampa, che ha dichiarato di aver cestinato o strappato i giornali sparsi per il Consiglio regionale. Sarebbe troppo facile rimandare a scene di autodafe' che hanno illuminato ''cristalline'' notti passate alla storia non certo per il loro alto valore culturale, ma per restare ai fatti ci sarebbe da augurarsi che per un dirigente di così alto rango più che ritagliarsi ruoli da ''spazzino'' si occupasse di cose più serie. Infine, circa i modi attraverso cui l'Ordine dei giornalisti è intervenuto, sin qui, sulla vicenda essi sono pienamente conformi al dettato della nostra legge professionale''.
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