La Chiesa dei Santi Valentino e Damiano ha antichissime origini.
In un documento del ‘Chronicon casauriense’ databile 1113 è citato un territorio denominato San Valentino in omaggio al corpo di San Valentino vescovo e martire dopo il ritrovamento dei suoi resti e di quelli di San Damiano nella zona di Zappino.Troviamo per la prima volta la menzione della chiesa dedicata a San Valentino tra il 1324 e il 1325.
Nella Chiesa si conservano i resti mortali dei santi martiri Valentino e Damiano.
Stilisticamente rientra nell'esiguo gruppo di edifici nei quali il Barocco non riguarda solo il rinnovamento dell'apparato decorativo ma è linguaggio della riedificazione. Sulla fine del Settecento il suo completo rifacimento è affidato a maestranze di scuola vanvitelliana. L'impianto a navata unica con cappelle laterali adottato in S. Valentino, è una rielaborazione del modello della chiesa del Gesù a Roma. La decorazione a stucco dell'interno è affidata nel 1795 al maestro comasco Alessandro Terzani, ma è ultimata molto più tardi, tra il 1844 e il 1846, in clima ormai neoclassico. Il terremoto del 1915 distrugge la facciata che viene ricostruita tra il 1920 e il 1931 in forme maestose con due torri campanarie da Giuseppe Maranca su progetto di Antonino Liberi; l'architetto, che aveva già lavorato ad importanti commissioni (a Pescara il teatro Michetti, l'edificio Kursaal, l'hotel Esplanade, già Adria), propone a S. Valentino una singolare commistione stilistica incrociando manierismo, gotico, neoclassico e barocco senza svincolarsi dal repertorio della tradizione.